10/3/15, CACTUS GARDEN – Galleria Paolo Curti & Annamaria Gambuzzi &
Reportage uscito su Merda Zine 6, dal nostro inviato G.G.
A cosa serve realizzare e produrre, nel corso di ben cinque decenni, moltitudini e caterve di dischi (alcuni molto fichi, altri un po’ inutili), se poi ti presenti nella Milano da bAre con questa faccia?! OK, ci troviamo in ambito differente da quello musicale e, tra il 1977 e il 2015, sono intercorsi quasi quarant’anni. Però, non puoi sfuggire da quello che credi di essere e quindi eri/sei/sarai. Insomma, mica crederete che col tempo l’indole degli esseri (più o meno) umani possa cambiare?
Ci raduniamo in cinque qua fuori e ci muoviamo titubanti, premeditando di trovarci alle prese con una situazione da pesci fuor d’acqua (sai che novità). Arriviamo all’entrata e l’ambiente, come volevasi dimostrare, risulta a dir poco formale, per non dire, inopportunamente elitario. E chi se ne?! I gestori della piccola galleria ci squadrano male e inquadrano peggio, salutandoci a denti stretti. Va bene: “Ciao, te saluto anch’io!”. Poi, mi guardo intorno e vedo dei dipinti enormi, subito e a colpo d’occhio, collocabili nel territorio del mediocre o del pessimo. Ricordavo uno “stile” totalmente differente… boh?! Un paio di noi, illustrano come i suddetti siano stati paragonati ad alcune opere realizzate da Segantini. Maddove?! Certi ghirigori a bordo tela, al massimo, potrebbero evocare qualche “fantasia” ispirata pedissequamente da un Klimit in vena di carta da parati. Qualcosa si salva, ma l’impressione provata, anche quando positiva, resta nel decorativo da arredo o nell’immagine da esposizione. Comunque, un po’ stupiti, ma sempre disillusi, ci avviciniamo in direzione di colui che ha creato questi “capolavori”: Billy Childish. Personaggio veramente enorme all’interno dell’universo Punk di ogni epoca/luogo e da sempre autentico artista a tutto tondo, e la freddezza del nostro ci atterrisce!
Diciamo che, dall’atteggiamento mostrato, potendo potere, sembrerebbe voler letteralmente prendere il volo il più lontano possibile da qui. E l’unica tattica adottata, per affrontare la situazione (a lui) difficile, resta quella di ignorarci, tenendo un’espressione visiva perdurante tra panico / vergogna / disprezzo. Capisco (fino a un certo punto) l’inadeguatezza e lo spaesamento percepiti nel trovarsi allo sbaraglio in terra straniera, associata allo stupore di stare in contatto con gentaglia del nostro calibro. In ogni caso, quest’attempato signore, si comporta proprio come qualcuno uscito da casa per la prima volta dopo 20 anni e l’atteggiamento snob, riservatoci, non è affatto tollerabile. Al di là che sia effettivamente agorafobico e paranoico o molto timido e imbarazzato, a me è parso soltanto un vecchio contadino (Amish), dotato di dubbio talento pittorico e pesantemente terrorizzato dal mondo che lo circonda.
Mah?