“Io ho incontrato Rosa Balistreri a Firenze, circa 22 anni fa, in casa di un pittore mio amico. Quella sera Rosa cantò il lamento della morte di Turiddu Carnivali che è un mio poemetto. Quella sera non la dimenticherò mai. La voce di Rosa, il suo canto strozzato, drammatico, angosciato, pareva che venissero dalla terra arsa della Sicilia. Ho avuto l’impressione di averla conosciuta sempre, di averla vista nascere e sentita per tutta la vita: bambina, scalza, povera, donna, madre.”
Ignazio Buttitta
La protesta non ha età e non ha paese, dove un uomo o una donna sono divenuti vittime essa si fa canzone. Così gli antichissimi canti di denuncia, le tristi ballate dei carcerati si mescolano in Rosa Balistreri ai trecenteschi strambotti, ai mottetti ispirati ai giochi d’amore, al sano erotismo, alla innocente sensualità popolare di una realtà profondamente siciliana che può rispecchiare il mondo intero nel binomio-opposizione tra Morte e Amore, tra felicità e dolore, tra l’irrilevante quotidiano e l’epico senza età.
La voce potente di Rosa a volte più solare a volte più scura ha saputo cantare come nessuno tutto ciò, godetevela in questa chicca d’intervista del 1985 negli studi televisivi di Tele Video Faro 1985, a casa sua Licata.