I miei genitori erano musicisti e vivevano a Roswell, nel New Mexico, all’epoca del famoso incidente del disco volante nel 1947. Io nacqui il gennaio successivo, dopo che si erano trasferiti a Pueblo, in Colorado …
Lei è Susan Dietrich Schneider, alias The Space Lady, musicista seminale e misconosciuta fino a pochi anni fa che ha veramente vissuto di musica e con la musica ma fuori da qualsiasi tipo di palcoscenico. Si è fatta le ossa per tanti anni buskerando per le strade di Boston e San Francisco armata della sua fedele tastierina Casio.
Nel 2013 è uscito per Night School un vinile che raccoglie molte delle sue canzoni più rappresentative in seguito ristampato su Mississippi records. Molte sono cover, reinterpretazioni personali di brani di band come The Sweet, The Electric Prunes e Steppenwolf, canzoni con cui la ragazza è cresciuta e che interpretate a suo modo diventano a tutti gli effetti patrimonio di The Space Lady. Poi ci sono brani originali scritti dal marito tra cui la bellissima serenata lofitech-pop “Humdinger” e l’incantata melodia corale “Synthesize Me” vero e proprio manifesto della sua musica.
Le note di copertina del disco raccontano di una vita difficile trascorsa a lottare per far quadrare i conti e crescere il figlio suonando per strada. Le registrazioni ovviamente non sono fatte in uno studio professionale e forse anche per questo trasmettono un calore, un’anima e un senso di meraviglia che fanno veramente pensare a lei come entità aliena, eterea e spaziale.
L’ideale per ascoltare il very best of che suonava per strada sarebbe avere tra le mani The Space Lady Recorded Live In San Francisco, cdr autoprodotto introvabile uscito nel 1990.
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