Fred Cole
di tab_ularasa
A volte la musica, esprime qualcosa di vero, una canzone – un urlo sordo di una voce – può raggiungerti attraverso gli anni per ricordarti chi sei e dove sei.
Per questo numero di Sotto Terra, avevo iniziato a lavorare da tempo a un articolo che poteva essere la copertina del prossimo numero. Mentre lo proponevo mi sono ricordato della morte di Mark E.Smith ed ho subito pensato tra me e me: “figuriamoci la copertina sarà già bella che pronta e decisa”.
Poi Lorenzo mi ha ricordato un’altra morte passata in secondo piano, quella dello scorso 9 novembre 2017 di Fred Cole. La redazione aveva proprio pensato a me per scriverci sopra qualcosa.
Ai tempi dei social network pare che le morti si susseguano a beat da banda speedrock. Quelle passate si dimenticano in un attimo e subito ne arriva una nuova più eclatante. Adesso è il momento Mark E.Smith, dei suoi necrologi e osanna nell’alto dei cieli per lui e i suoi Fall. Ogni vita/morte per me ha lo stesso valore, la vita del barbiere di quando ero bambino per me vale quella del cantante dei Fall.
All’inizio non ero molto convinto, non mi sono mai piaciuti i necrologi, soprattutto adesso che lo sport preferito da molta gente sembra sia quello di parlare a caso dei più svariati argomenti dopo aver letto una pagina di biografia su wikipedia. Adesso più che mai per non far parte del “BAR mediatico”, bisogna scavare, approfondire, studiare e appassionarsi. Gli strumenti e le facilitazioni non mancano e neanche le informazioni vere che si trovano sotto tutta la paccottiglia telematica di facciata.
Quindi mi son detto: “ok, per quello che mi ha dato e continua a darmi Fred, posso fare questa cosa. Ma posso farla soprattutto per dare la possibilità non a voi lettori assidui di Sotto Terra, che magari già conoscerete vita, morte e miracoli del personaggio in questione, ma per un ragazzino a caso che nel 2050 troverà questo numero della rivista accanto ad un cassonetto, insieme a rifiuti assortiti di cibi in scatola.”
Oggi più che mai c’è bisogno di tramandare la memoria oggettiva di una storia, la verità, quella che non si vede, quella sulla quale si reggono i palazzi con le finestre di vetro a specchio. La verità sta sotto le fondamenta dei palazzi. Se arriva un terremoto devastante i palazzi saranno rasi al suolo, anche se progettati con tutti i criteri antisismici dell’architettura moderna ma quello che sta sotto ed è dentro la terra rimane per sempre. Fred Cole è là sotto e da lui nasceranno alberi non palazzi.
Nell’autunno del 2006, vivevo a Siena. Da un anno suonavo negli E.X.P gruppo psichedelico con riferimenti immersi nei favolosi meandri degli anni 60/70. A noi garbavano gli MC5, Great Society, Jefferson Airplane, Fugs, tutto il Kraut Rock assortito, Velvet Underground, Red Crayola e poi Spacemen 3, Loop ecc ecc. Eravamo molto influenzati anche da questa nuova rumorosa e stonata ondata americana che riprendeva quasi in toto le idee dei gruppi nominati poc’anzi estremizzandole verso suoni alla Black Sabbath. Parlo di gruppi come Kyuss, i primi Monster Magnet, Nebula, Fu Manchu, insomma il neo revival 70 che era fiorito sulle scorie di una certa fetta di Grunge esploso. In quella primavera-estate il r’n’r e il garage dei sixties presero il sopravvento su tutto il resto. Gli ascolti cambiarono, capimmo che la musica “presabene” era molto più divertente e radicale di quella pesa e introspettiva. Iniziammo ad ascoltare a ruota gli immensi Cramps e non a caso cambiammo nome in the Ultra Twist, fino ad arrivare ai Mummies, ai Supercharger e alla nuova ondata BudgetRock in cui ci rivedavamo quasi completamente. Una sera, nel covo di Ravacciano, ero ospite a cena dal grande amico Manuel di Aosta con il quale suonavo negli Zemeyel, gruppo folk psichedelico di origine fenicia. Dopo la cena iniziò la solita fase di svacco-divano con musica, Manuel mise sul piatto un vinile con in copertina una foto di un concerto con tre tipi capelloni vestiti come dei motociclisti.
Il disco era Nervous Sooner Change e il nome del gruppo Dead Moon. Pensai subito a dei metallari. Manuel mi ammonì e mi disse di non farmi ingannare dalle apparenze. Questo per lui era il miglior gruppo della storia. Appena la puntina toccò i solchi del vinile, quello che uscì fuori dalle casse di legno trovate nella spazzatura era un suono completamente squilibrato, indefinibile sia come stile, che non riuscivo proprio a inquadrare, che come mixaggio degli strumenti. La musica era una miscela di country e r’n’r classico americano alla Bruce Springsteen. L’attitudine all’esecuzione invece era puro punk. La voce del cantante aveva poco a che vedere con quella del Boss, era una voce stridula, senza effetti, al limite della stonatura. Una voce di rabbia e allo stesso tempo di speranza, come se provenisse dalla notte dei tempi. Quella era la voce di Fred Cole.
Manuel si accorse che non ero convinto e da vero guru mi prestò il disco invitandomi ad ascoltarlo meglio con calma. Così feci e quel disco ce l’ho ancora è arato come un campo in autunno.
Appena iniziata la stagione dei concerti del Sonar di Colle Val d’Elsa ci invitarono ad aprire per i Nomads, gruppo svedese garage anni 80 che stimavamo un bel po’. Poco prima della serata però ci chiamarono per comunicarci che i B-Back, altro gruppo garage senese di quegli anni, avrebbe aperto e noi li avremmo sostituiti con i Dead Moon, sì, proprio con quel gruppo di quel disco che non mi era piaciuto granché. Era l’ultimo concerto ufficiale degli E.X.P e il primo ufficioso degli Ultra Twist. Era nata da pochissimo la Bubca Records, così come il programma radiofonico the Cellar che in seguito avrebbe cambiato nome in la Cantina del Rock. Roberto prima del concerto fece la seconda puntata di the Cellar sui Dead Moon. Nella terza puntata fu inserita l’intervista che i ragazzi di Facoltà di Frequenza avevano fatto al gruppo. Si può ascoltare tutto il materiale da questo link: http://www.e-x-p.it/puntatefdf.html.
La sera del concerto arrivammo al Sonar di buon ora, i Dead Moon stavano facendo il soundcheck, senza lasciare nulla al caso, professionali al massimo. Poi toccò a noi. Iniziammo a fare conoscenza in relax bevendo vodka col batterista vulcano Andrew Loomix e poi a cena tutti insieme.
Il Sonar si riempì. Il nostro concerto fu eccessivamente rumoroso, i Dead Moon suonarono compatti, senza sbagliare nulla, scarni essenziali, diretti, un pugno nella pancia e aria fresca in testa. Non ci aspettavamo niente del genere da dei sessantenni. Pensavamo di suonare con delle vecchie glorie mentre ci spolverarono tutti senza risparmiarsi neanche una goccia di sudore.
La serata finì molto tardi. Loro però non si fermarono a dormire, ripartirono in nottata verso la destinazione successiva del tour mondiale che avevano iniziato mesi prima. Li aiutammo a caricare, ci scambiammo doni e regali e abbracci forti come a Natale. Poi il gigante buono Fred si mise al volante e ci salutò dal finestrino. E pensare che al Sonar ci erano arrivati direttamente da Bari dopo un traghetto proveniente dalla Grecia, dove avevano suonato!
Mi piace pensare che quella serata sia stata come una vera e propria investitura per quello che furono e fecero gli Ultra Twist nei 3-4 anni successivi. A più di 10 anni di distanza sono convinto che quel concerto, insieme ad altre esperienze successive, contribuì a far cambiare completamente le mia prospettiva riguardo la musica garage/rock/punk. Quella sera i Dead Moon riuscirono a trascinare tutti senza bisogno di fare noise, senza volumi a palla, c’erano le canzoni, il calore e l’onestà di chi te le racconta mettendosi completamente a nudo su un palco, portandoti dritto nel suo mondo. Fred Cole ci portò nel suo mondo, un mondo e una storia che vengono da molto lontano e che adesso proverò a raccontare.
Frederick Lee Cole nacque il 29 agosto 1948 a Tacoma nello stato di Washington, si è appassionò fin da giovanissimo al r’n’r. Già a 9 anni voleva essere un rocker dopo aver visto nel rimorchio di un camion suonare dei tipi in camicie rosse vestiti da cowboy.
Fred: “Quando vidi questi tizi capì quello che volevo fare nella mia vita.”
Iniziò a suonare all’età di 13 anni in diverse band. La prima, dove cantava e suonava il basso, fu i Little Red Roosters. A 14 anni nei The Baracudas; poco dopo, tra il 1964/65, fu la volta dei The Lords, con i quali realizzò il singolo Ain’t Got No Self-Respect. I Lords suonarono anche come backing band per Frank Sinatra jr.
Fred: “A volte capitava anche di suonare in locali di spogliarelli, dove ovviamente non potevo entrare perché minorenne, quindi mi facevano entrare dal retro e mi nascondevano nei camerini delle signorine. Devo dire che non era affatto male”.
La band si sciolse quasi subito, il manager Mike Tell era però convinto di lanciare il quindicenne Fred come lo Stevie Wonder bianco.
Fred: “All’inizio suonavo in una band con ragazzini neri della mia età, poi decisero di fare le cose sul serio e Mike mise insieme un super team per il singolo “Poverty Shack” / “Rover”.
Il team era composto dal leggendario produttore Larry Williams (Okeh Records), che suonava anche la chitarra e da altri musicisti professionisti. Per i cori furono assunti The Blossoms che avevano lavorato con Richard Berry, Phil Spector e fatto tournée con Elvis nei primi anni settanta. Fred suonava il basso e cantava. Dopo due settimane di prove, nell’estate del 1965, vennero registrate le due canzoni del singolo all’El Dorado studio di Los Angeles. Poverty Shack è un una canzone gemma sia come arrangiamenti che come produzione. Il cantato di Fred non sembra affatto quello di un ragazzino ma quello di un navigato professionista.
Fred: “La canzone Rover sul lato b del singolo parla della terribile morte del mio cane.”
Il singolo uscì come promo per radio e Dj a nome Deep Soul Cole nel 1965 per MGM. L’obbiettivo era di avere un riscontro per poi diventare un grande successo. Ciò non avvenne. Ritroviamo la canzone nella compilation Vol.9 del Music Maniac “Sixties Rebellion” – The Night-club-series (MMLP / CD 660 13).
Nel 1966 a Las Vegas Fred formò i The Weeds in modo abbastanza singolare.
Fred: “Andò così, chi aveva la strumentazione era dentro la band.”
Con i the Weeds, arrivò un po’ di notorietà negli ambienti del garage rock psichedelico grazie al singolo It’s Your Time / Little Girl, uscito per Teenbeat Club Records.
I The Weeds registrarono anche un altro 45 come backing band di Charlie Whiteeagle che coverizzava Get Off My Cloud dei Rolling Stones sempre su Teenbeat Records.
Nel 1966 il manager disse alla band che avrebbero aperto per gli Yardbirds al Fillmore West di San Francisco, ma arrivati sul posto i tipi del Fillmore li rimandarono dritti filati a casa: non erano neanche al corrente della loro esistenza.
Fred: “Dovevamo aprire per gli Yardbirds, al Fillmore di San Francisco, era la nostra occasione ma quando siamo arrivati, nessuno sapeva nulla di noi, ci hanno invitati gentilmente a toglierci di torno. Siamo finiti a Needle Park come ragazzini di 17 anni con tutti i drogati.”
Arrabbiati, delusi, braccati dallo Stato per l’imminente servizio militare da svolgere per la guerra del Vietnam, la band decise di far rotta verso il Canada per provare ad aver successo. Però con i dollari che scarseggiavano, la benzina agli sgoccioli dovettero far tappa a Portland per arrangiare un concerto last minute.
Fred: Non avevamo soldi per il gas, e neanche per il cibo, così, facevamo irruzione nelle fattorie per rubare le cipolle da mangiare. Mangiammo cipolle per cinque giorni. Siamo rimasti senza benzina a Portland nell’Oregon, abbiamo chiesto a una ragazza se c’era un posto dove potevamo suonare in zona e lei ci ha indicato un club chiamato The Folk Singer, Toody lavorava proprio lì.”
Toody: “All’epoca ero una ragazza timida e tranquilla e non certo una groupie. Sul momento pensai che Fred fosse il solito arrogante stronzo cantante rock. Il concerto fu una bomba, gli Weeds erano fantastici e in particolare il cantante, lo conobbi e cambiai idea sul suo conto.”
Fred Cole e Toody Conner, s’innamorarono col fatidico colpo di fulmine e si sposarono l’anno successivo. Tutto questo sembra un film e invece no, è tutto vero e siamo solo all’inizio della storia di Fred.
Il proprietario del Folk Singer Whitey Davis, che diventò anche il manager, offrì alla band una residenza fissa nel locale e poco dopo, nel 1967, nel leggendario Crystal Ballroom’s, una sala da ballo molto più grande.
The Weeds divenne a tutti gli effetti una band di Portland. Ci sono un sacco di storie sui primi tempi. Alcune piccanti riguardano la continua sparizione della felice coppia di innamorati che più di una volta usò la scusa di essere rimasta bloccata in ascensore per i suoi ritardi.
Il manager decise che sarebbe stata una grande mossa inviare il gruppo in California e riuscì a farli ingaggiare come band in residence in un locale chiamato ARCA a Sausalito. The Weeds suonarono in tutta la zona della baia per 6 mesi, ma non accadde nulla. Quindi decisero di mandare a quel paese Whitey e avventurarsi da soli a Los Angeles per cercare un contratto discografico. Arrivati a LA bussarono alla porta di Lord Tim Hudson, il manager dei The Seeds, diventato famoso per aver coniato la frase “flower power”. Hudson li prese sotto la sua protezione, la band registrò il 7” You Must Be A Witch, e senza consultare la band cambiò il suo nome in The Lollipop Shoppe per paura che the Weeds fosse confuso con the Seeds, dal momento che lui era il manager di entrambi. Fred e gli altri volevano invece chiamarsi Underground Railroad. Per niente contenti cercarono di parlare con Hudson ma era troppo tardi, la copertina e il disco erano già pronti.
L’album fu pubblicato da UNI, prodotto da Hudson e Danielle Maurey. Adesso è un vinile da collezione, You Must Be A Witch sarà poi inserita anche nella leggendaria compilation manifesto del garage psichedelico Nuggets.
Un’altra decisione di Hudson che fece arrabbiare non poco il nostro Fred fu quella dover mantenere segreto il matrimonio con Toody, un frontman cantante r’n’r sposato non sarebbe stato molto cool in quei giorni.
La vita per la giovane band fu sicuramente eccitante Nel delirio di quel periodo colorato, i Lollipop Shoppe erano un grosso nome della scena: aprirono regolarmente per i Doors, The Seeds, Moby Grape, suonarono anche con Buffalo Springfield, con Janis Joplin e Jefferson Airplane. Dal vivo le canzoni venivano stravolte e allungate, a volte potevano durare trenta minuti, Fred sul palco non si risparmiava, era un vero e proprio frontman scatenato.
Alla band fu chiesto di apparire nel film Angels From Hell, se avessero ripreso Fred mentre cantava avrebbero dovuto pagarli quindi filmarono il gruppo che suonava dalle diverse angolazioni, senza mai riprendere le facce. La vendetta dei Lollipop Shoppe fu dolce e assaporata in relax in albergo. Mentre aspettavano tra una ripresa e l’altra, i ragazzi ordinarono da bere per 300 dollari in soli due giorni.
Fred: “Era il 1968, e una bevuta costava un dollaro, credo che bevemmo abbastanza”.
La società cinematografica non ci poteva credere e li bandì per sempre da Bakersfield. Nel film andarono due pezzi, Mr Madison Avenue e Who It Gonna Be.
Ci sono altre storie pazze su quei giorni. Quando sei giovane e annoiato, qualcosa devi pure fare. Tuttavia, nella follia di quei giorni psichedelici, la band non era così profondamente coinvolta con le droghe allucinogene.
Fred: “L’unica volta che ho preso un acido non è che mi abbia fatto fare chissà quale viaggi. Perché usare droghe illegali, quando posso dedicarmi legalmente al Jack Daniel’s Old No.5?”
I Lollipop Shoppe non durarono molto. Già i diversi punti di vista su nome e decisioni personali avevano intaccato il rapporto col produttore. Adesso l’etichetta suggeriva una direzione verso un suono più pettinato/pop per il nuovo disco, Fred ovviamente non la vedeva nello stesso modo, chiuse la storia e formò subito un duo con l’ex Weeds Ron Buzzel con il nome di Underground Railroad, il nome con il quale avrebbero dovuto chiamarsi realmente i Lollipop Shop. Tra il 70/71 i due fecero un paio di concerti e registrarono un nuovo singolo con Dominic Davis alla batteria. Il singolo, contenente le canzoni Stop e No Good News, uscì nel 1971 per NWI Records sotto il nome the Weeds. Più o meno nello stesso periodo Fred e Ed Bowen aprirono un negozio di chitarre chiamato Freedom Guitar, che durò solo un anno, perché la famiglia Cole decise di trasferirsi coi figli piccoli, Amanda e Weeden nello Yukon, in Canada.
Fred: “Ero stanco del r’n’r business, di tenere il matrimonio con Toddy segreto. Volevo iniziare una nuova vita. Vivevano in una capanna che ci costruimmo in un posto non esattamente rock’n’roll. C’erano cose più importanti a cui badare, tipo proteggere i bambini dagli orsi.”
Weeden: “Babbo ha dovuto sparare a un orso una volta … non ha più pistole ora, non più, ma lì ne avevamo bisogno. Abbiamo mangiato la carne dell’orso per settimane. “
Nel 1973 i Coles ritornarono negli USA con il terzo figlioletto Shane al seguito e decisero di stabilirsi definitivamente a Portland, dove aprirono il negozio di chitarre e amplificatori Captain Whizeagle Guitars & amp.
Weeden Cole: E’ stato semplicemente magico vedere lavorare i primi tempi mio padre al negozio. Una delle cose che ricordo di più del negozio di musica è la scena di mio padre che dice alla gente “Prova qualcosa, fai da solo, collegati all’ampli, suona la batteria!” Le persone non riuscivano a crederci, lo guardavano di sbieco, dicendo: “Veramente? Posso toccare gli strumenti? Posso suonare alla batteria? Wow!” Nessun altro in città permetteva loro di farlo. Tanti ragazzini della mia età hanno comprato da Fred le loro prime chitarre, hanno imparato accordi, si sono confrontati con lui e la sua genuina passione ed esperienza. Spesso accadeva anche che Fred riparasse gratuitamente gli strumenti ai ragazzini senza soldi. Per loro Fred era diventato un mito, lo amavano, adoravano il fatto che indossasse sempre gli stessi vestiti e mangiasse un cheeseburger mentre parlava. Questa è stata la ragione del successo di Captain Whizeagle.
Nel 1973 Fred formò gli Zipper con Lorry Erk alla batteria, Jim Roos alla chitarra, Greg Shadoan al basso. L’album uscì nel 1975 per Whizeagle Records la nuova etichetta di Fred e Toody. Il disco, una rarità ed è stato ristampato negli anni 90 dalla tedesca Way Back Records. Le canzoni sono molto rock, si sentono forti influenze dei Led Zeppelin e di altre band dell’epoca.
Gli Zipper avranno vita breve. Nel 1976 Fred formò i King Bee, un trio con Mark Stanleyal al basso, Fred alla voce/chitarra e alla batteria il fratello piccolo di Toody, che aveva iniziato a lavorare al negozio di musica.
Fred: “Lo abbiamo fatto sedere davanti a una batteria, gli abbiamo messo due bacchette in mano e detto: adesso suona.”
L’unica uscita del gruppo sarà il 7” Hot Pistol, sempre per Whizeagle Records nel 1978. Contiene 3 canzoni boombastik garage/punk attualissime, dove i riff di chitarra letteralmente killer preannunciano quello che sarebbe venuto da lì a poco.
Fred: Registrammo le canzoni nel retrobottega con un mangianastri che avevo riparato dopo che aveva preso fuoco. Il nastro ne aveva un po’ risentito, non si era sciolto per poco, ma di sicuro aveva accusato il colpo.
Il suono del 7” fa sembrare i futuri Dead Moon quasi Hi-Fi. Il rumore del nastro che gira è quasi più forte degli strumenti ma tutto ciò sembra voluto.
Nel 1979 nascono The Rats ed è l’inizio della carriera di Toody come bassista e cantante. Si tratta ancora una volta di un super trio che registrerà tre album leggendari: l’omonimo the Rats, Intermittent Signals e In A Desperate Red, usciti sempre per Whizeagle Records.
Toody: Perché ‘The Rats’? Semplice, secondo lo zodiaco cinese, siamo nati tutti negli anni del Topo, quindi siamo tutti Rats.”
Il primo album vede Rod Hibbert, fondatore degli storici 60ties garagers Rod and the Satalites, alla batteria. Dopo il disco Rod lasciò la band e si suicidò. Fu un grave colpo per Fred e Toody. I tre erano molto legati e gli dedicheranno alcune canzoni con i Dead Moon.
Sam Henry dei the Wipers e Napalm Beach lo sostituì nell’album successivo Intermittent Signals. Nel disco troviamo anche delle parti registrate da Rod prima della sua tragica scomparsa. Nel terzo album, In A Desperate Red, cambia ancora il batterista, Louis Samora, con il quale Fred aveva già suonato nei The Torpedoes, gruppo di solo cover garage degli anni 60. Sul web si può vedere una bellissima intervista del 1983 ai Rats, per il programma The Dan Halvorson Show che andava in onda sulla TV via cavo di Portland.
Fred:” Sono in giro da quando avevo 18 anni adesso ne ho 90, sono stato in molte città, poi ci siamo fermati a Portland. La mia più grande influenza sono stati sicuramente i Beatles, prima di loro ho ascoltato molto Elvis Presley, Little Richard, Howling Wolf. Quando sono arrivati i Beatles però la mia prospettiva è cambiata completamente. Poi sono arrivati i Rolling Stones, dopo, un po’ alla volta, ho cercato di trovare il mio stile senza voler copiare nessuno. Non c’è una formula precisa su come scrivo le canzoni e i testi, non parlo di qualcosa in particolare, le parole arrivano, io le scrivo e dopo un po’ metto le frasi in ordine.
Alcune canzoni dei Rats andranno a finire nei primi album dei Dead Moon, I Rats sicuramente erano più rozzi perché quello era il periodo del punk, mentre i Dead Moon scaveranno molto più a fondo nel lato oscuro della tradizione r’n’r americana, con la rabbia e la speranza di chi resiste e combatte giorno per giorno per realizzare le proprie passioni ad ogni costo.
L’avventura dei Rats si concluse nel 1983. Il punk aveva perso molto del suo fascino originale DIY, così Fred fu convinto da Bill Barker, della band canadese Scissors, a fare un singolo con il moniker di The Desperate Edge. I pezzi incisi sono Frustration e Tremelo, presente anche nell’ultimo album dei Rats. La registrazione e produzione di Barcker non piacquero affatto a Fred: il suono delle canzoni risultava molto hitech, pieno di effetti e reverbero. È interessante ascoltare le due differenti versioni per capire la differenza. Nel 7” sembra quasi di sentire una band di melenso powerpop. Oramai però i giochi erano fatti e il singolo uscì sempre per Whizeagle Records. Fu in questo periodo, nel 1984, che la famiglia Cole e il negozio di chitarre si trasferirono a Clackamas, appena fuori Portland.
Fred: Ero ancora disgustato da ciò che il punk era diventato, dalla gente che diceva “ehi amico, sai, possiamo suonare più veloce, odiamo tutti, no future, blah, blah”. Decisi di mettere in piedi una band di cowboys che suonavano musica western and folk.
Nacquero così gli Western Front , band composta da Kevin Conner, un altro dei fratelli di Toody, al basso e Jeff Evans alla batteria.
Fred: Era molto divertente con loro e ho iniziato anche a prendermi sul serio nella scrittura di canzoni dolci e ballate.
Nel 1985 uscirono due bellissimi 7” degli Western Front su Whizeagle Records. Toody cantava con loro ai concerti in alcune canzoni. Sempre nel 1985 uscì un suo 7” con una canzone scritta da Fred e una cover di Little David Wilkins, storico cantante country. Qualche anno fa, nel 2013, la Mississippi Records ha fatto uscire un 10” che raccoglie tutto questo materiale.
Un’altra band di breve durata in questo periodo furono The Range Rats, composta da Fred e Toody accompagnati da “Rollie”, una drum machine Roland. The Range Rats suonarono un bel po’ in giro, soprattutto in piccole città del Nevada, davanti a un pubblico che forse non aveva mai visto una band dal vivo. Registrarono un disco che non uscì mai, se non nel 2010 per l’ancora una volta fondamentale, Mississippi Records, che negli ultimi anni ha anche ristampato tutti i primi dischi dei Dead Moon.
Eccoci qua, siamo arrivati ai Dead Moon, la band più importante e duratura della storia di Fred, che da poco tempo aveva conosciuto il barista/batterista Andrew Loomis, al quale aveva chiesto di unirsi a lui e a Toody nel momento in cui stavano ancora suonando roba country & western. Andrew suonava e aveva suonato tutt’altra roba con le sue band precedenti. Il suo verbo era il r’n’r. Aveva militato nei Boy Wonders, Snowbud & the Flower People, gruppi di puro rock. Non era proprio adatto al country, ci provò, ma i Coles capirono subito che non poteva andare e decisero di tornare al garage rock, qui nacque la chimica perfetta.
Il nome Dead Moon fu scelto dopo aver visto un’enorme luna rossa sopra il deserto del Nevada.
Fred: Dopo aver visto quella luna enorme pensai che quello dovesse essere il nome del gruppo, però decisi di cambiare “Red Moon” in “Dead Moon” perché suonava meglio un nome di due parole di 4 lettere l’una.
Il primo concerto dei Dead Moon fu il 17 settembre 1987.
Fred: “Suonammo dopo lo show di un paio di comici, montammo gli ampli e la batteria, tutti se ne andarono, così suonammo per le tre persone rimaste e il barista.”
Il primo singolo, Parchment Farm b/w Hey Joe, con canzoni di Bukka White, coverizzate anche dai Blue Cheers e Jimi Hendrix, uscì nel 1988, e mise subito le cose in chiaro sulla materia prima con la quale avrebbero lavorato i Dead Moon. Il 7” fu fatto con la leggendaria pressa monocromatica Presto-88 del 1954, che partorì pure Louie, Louie dei Kingsmen e che Toody regalò a Fred per il suo trentanovesimo compleanno.
Toddy: “Fred aveva sentito dire che c’era un vecchia pressa per vinili nel seminterrato della stazione radio KISN di Portland, pare la stessa con cui era stato tagliato il primo acetato di “Louie, Louie”. Provò per diversi mesi a convincerli a fargliela vedere per comprarla, ma niente da fare. Alla radio non ne volevano sapere di perdere tempo a cercare tra le scatole e il casino della paccottiglia accumulatasi da anni nel seminterrato. Quindi, persa ogni speranza, alla fine aveva rinunciato. Circa un mese dopo, in agosto, mi sono messa in contatto con loro e mi hanno aperto le porte senza problemi. Suppongo che ci sia voluto il tocco di una donna o fui semplicemente fortunata a beccarli in un momento tranquillo, ad ogni modo, la presi e gli feci una sorpresa per il suo compleanno, la portammo nella camera da letto e da allora è sempre stata li con noi.
La pressa non funzionava, Fred impiegò un po’ di tempo per rimetterla a posto, ma appena fu ok, nessuno poté più impedirgli di fare i dischi a modo suo, curando tutto da solo dall’inizio alla fine. L’etichetta discografica per pubblicare i dischi fatti in casa prese il nome di Tombstone Records – Music too tough to die.
Con la Tombstone Records, Fred, oltre che far uscire la maggior parte dei dischi dei Dead Moon e i più recenti dei Pierce Arrows, ha prodotto molte altre oscure band da ricercare e approfondire.
Nel 1991, dopo tre singoli e tre album all’attivo, le cose cominciano a girare a livello internazionale. Vengono chiamati a suonare in Europa dall’etichetta tedesca Music Maniac che pubblicherà anche il vinile Dead Moon NIght, una compilation di pezzi presenti nei dischi usciti per Tombstone. Nello stesso anno sempre Music Maniac esce Thirteen Off My Hook, un altro 12” con 15 canzoni inedite, alcune delle quali registrate con Louis Samora dei Rats. Il lavoro dell’etichetta tedesca è stato fondamentale non solo per quanto riguarda la pubblicazione dei dischi ma anche per il prezioso aiuto per il booking in Europa, per averli fatti suonare nei grossi festival, come nel caso del concertone per il decennale del Vera Club di Groningen in Olanda, domenica 1 luglio 1990, dove i Dead Moon fecero una performance memorabile.
Hans Kesteloo boss della Music Maniac: Non ho ancora ben capito cosa mi abbia fatto innamorare dei Dead Moon, difficile da dire e da spiegare, forse la magia della “luna morta” sta nella candela dentro la bottiglia di Jack Daniels sulla batteria di Andrew.
Toody ad Andrew durante un programma radio: “Come ti è venuta l’idea della candela nella bottiglia sulla batteria, mi sembra che sia sempre stata lì, quando hai iniziato a metterla?”
Andrew a Toody: “La candela non è stata una mia idea, io avevo la bottiglia, c’era un buco nella mia batteria, sembrava che qualcuno ce l’avesse fatto apposta e così ce l’ho messa, tuo figlio Weeden si aggirava lì in zona e aveva una candela in mano, a un certo punto l’ha messa nella bottiglia. Fred mentre stavo per toglierla ha esclamato: no no lasciala lì, è un segno di buona fortuna!!! Stavamo per partire per il primo tour, Fred aveva ragione, e dovresti sapere quanto lui sia scaramantico, se sbaglia un concerto non mette più quei vestiti.”
Dal 1990 al 2004 seguiranno 12 album tra studio e live, idem con patate per i singoli. Difficile elencare i dischi migliori e i peggiori. Ogni album è come un pezzo di un puzzle che compone la grande luna morta. Ogni disco sembra suonato e registrato nello stesso unico istante, non c’è un’evoluzione del suono, un cambio stilistico. Cambiano solo le canzoni. I Dead Moon durante circa vent’anni e si sono fatti più volte in lungo e il largo Europa, Usa, Australia, Nuova Zelanda e ad un certo punto hanno deciso di chiudere. É successo il 13 dicembre del 2006, dopo che la Sub Pop aveva ristampato la loro opera omnia Echoes Of The Past.
Fred: Dopo 20 anni, i Dead Moon hanno deciso di ritirarsi. É stato un viaggio bellissimo che resterà per sempre nostri cuori e nelle nostre menti. Tutte le persone che ci hanno aiutato in tutti questi anni sono come un grande famiglia, un tesoro. Sono contento perché quello che abbiamo fatto col gruppo è stato anche un esempio e una speranza per molta gente, la candela non si spegne, sta ancora bruciando.
Tempo neanche 6 mesi e i coniugi Coles tornano alla carica formando una nuova band, i Pierced Arrows con Kelly Halliburton, il batterista della band hardcore P.R.O.B.L.E.M.S., che Fred aveva prodotto con la Tombstone records.
I Pierced Arrows faranno uscire 5 singoli e altri due grandi album di cui uno addirittura per l’etichetta cool Vice Records dei Black Lips, con cui faranno anche un 7”split. I Black Lips, come Jay Reatard, Eddie Vedder, Kurt Kobain e altri 1000 musicisti sono stati dei fan sfegatati di Fred.
L’approccio Pierced Arrows non cambierà, migliorerà solo la produzione. Il marchio di fabbrica sarà sempre quello del solito Fred, quello che viene da lontano, da quando era un ragazzino che ha attraversato tutte le epoche del rock, trovando sempre la sua strada al di là delle mode e tendenze.
Tra il 2014 e 2015 i Dead Moon hanno fatto di nuovo qualche concerto. Avrebbero dovuto riunirsi in occasione di alcuni festival europei, ma nel 2016 Andrew muore di cancro e dopo neanche due anni, il 9 novembre 2017, tocca anche a Fred sempre colpito dallo stesso brutto male. Se n’è andato a 69 anni, dopo una vita dedicata a quello che più amava fare, suonare e registrare. I suoi dischi sono ancora qui. Ve li potete ascoltare e riascoltare, appena li metterete sul piatto e la puntina toccherà i solchi arriveranno la Voce e la chitarra di Fred.
Giornalista di Portland a Fred: Pensi che l’attuale boom della scena musicale garage/punk/psychedelica di Portland sia paragonabile alla fiorente scena locale degli anni ’70 e ’80?
Fred: Dalla metà degli anni ’50 ad oggi sembra che tutto abbia i suoi alti e bassi, quando c’è qualcosa di buono, è buono e basta; quando qualcosa fa schifo, è un aspirapolvere
Giornalista a Toody: Pensi che la compilation uscita per la Sub Pop abbia finalmente dato ai Dead Moon quel riconoscimento che la band meritava?
Toody : Non si tratta del riconoscimento, non è mai stato così per noi. É questione di rispetto tra musicisti. La cosa più bella è che molte band hanno suonato, suonano e suoneranno le canzoni che Fred ha scritto. Questa è la cosa più importante, del resto non ci è mai importato.
discografia:
The Lords / Ain’t Got No Self-Respect
7” — King Tell Records, 1964
Deep Soul Coles – Poverty Shack b/w Rover
7” — Eldorado, 1964 (promo)
The Weeds – It’s your time b/w Little Girl
7” — Teenbeat Records, 1966
Charlie White Eagle (accompanied by The Weeds) – Get Off My Cloud b/w Red Roses For A Blue Lady
7” — Teenbeat Records, 1966
The Lollipop Shoppe / You Must Be A Witch
7” — UniRecords, 1968
The Lollipop Shoppe / Just Colour
12” — UniRecords, 1968
The Lollipop Shoppe / Someone I Knew
7” — Shamley, 1969 (promo)
The Weeds – Stop b/w No Good News
7” — NWI Records, 1971
Zipper / Zipper
12” — Whizeagle Records, 1975
King Bee – Hot Pistol b/w Zip Gun and Headache
7” — Whizeagle Records, 1978
The Rats / The Rats
12” — Whizeagle Records, 1980
The Rats / Intermittent Signals
12” — Whizeagle Records, 1981
The Rats / In A Desperate Red
12” — Whizeagle Records, 1983
The Desperate Edge – Frustration b/w Tremelo
7” — Whizeagle Records, 1984
The Western Front – Orygun b/w Clementine
7” — Whizeagle Records, 1985
The Western Front – Stampede b/w Looking Back At Me
7” — Whizeagle Records, 1985
Toody – Coming On Strong b/w Rather Be Your Lover
7” — Whizeagle Records, 1985
Dead Moon – Parchment Farm b/w Hey Joe
7” — Tombstone Records, 1988
Dead Moon – Don’t Burn The Fires b/w Can’t Help Falling In Love
7” — Tombstone Records, 1988
Dead Moon / In The Graveyards
12” — Tombstone Records, 1988
Dead Moon – Black September b/w Echoes To You
7” — Tombstone Records, 1989
Dead Moon / Unknown Passage
12” — Tombstone Records, 1989
Dead Moon / La Secta – Walking On My Grave / Sweat
7” split — Hartbeat!, 1990
Dead Moon – D.O.A. b/w Dagger Moon
7” — Tombstone Records, 1990
Dead Moon / Defiance
12” — Tombstone Records, 1990
Dead Moon / Dead Moon Night
12” (compilation) — Music Maniac, 1990
Dead Moon / Thirteen Off My Hook
12” (compilation) — Music Maniac, 1990
Dead Moon / Live Evil
12” 2 LP — Music Maniac, 1991
Dead Moon – Over The Edge b/w In The Altitudes
7” — Tombstone Records, 1991
Dead Moon / Stranded In The Mystery Zone
12” — Tombstone Records, 1991
Dead Moon / Clouds Of Down
7” EP — Subway Records, 1992
Dead Moon – Fire In The Western World b/w Room 213
7” — Tombstone Records, 1992
Dead Moon / Strange Pray Tell
12” — Music Maniac, 1992
Dead Moon – Day After Day b/w It’s O.K.
7” — Tombstone Records, 1993
Dead Moon – Dirty Noise b/w Dark Deception
7” — Sub Pop, 1993
Dead Moon – Live At Satyricon: April 16, 1993
tape — Dean T. Fletcher, 1993
Dead Moon / Crack In The System
12” — Tombstone Records , 1994
Dead Moon – Ricochet b/w Running Out Of Time
7” — Sympathy For The Record Industry, 1994
Dead Moon / Nervous Sooner Changes
12” — Music Maniac , 1995
Dead Moon / Monsters – Reitschule Bern 25.11.95
7” split — Record Kunkie, 1996
Dead Moon / Diamonds In The Rough
7” cd EP — Dog Meat, 1996
Dead Moon / Hard Wired in Ljubijana
12” 2 LP — Music Maniac, 1997
Dead Moon / Destination X
12” — Music Maniac, 1999
Dead Moon / Trash & Burn
12” — Empty Records, 2000
Dead Moon / In The Graveyard – Unknown Passage
cd compilation — Tombstone Records, 2002
Dead Moon / Alive In The Unknown
cd — V8 Records, 2002
Dead Moon – Sabotage b/w These Tomes With You
7” — Dropkick, 2003
Dead Moon / Dead Ahead
12” — Tombstone Records , 2004
Dead Moon / Echoes Of The Past
2xCD compilation — Sub Pop , 2006
Dead Moon / Dead Moon Night – Thirteen Off My Hook
12” 2 LP — Music Maniac, 2006
Pierced Arrows – In My Brain b/w Caroline
7” — Tombstone Records, 2007
Pierced Arrows – Paranoia b/w Ain’t Life Strange
7” — Tombstone Records, 2008
Pierced Arrows / Straight To The Heart
12” — Tombstone Records, 2008
Pierced Arrows / Descending Shadows
12” — Vice Records, 2010
Black Lips / Pierced Arrows – Best Napkin I Ever Had – The Doorway
7” — Vice Records/ Scion Audio/Visual, 2010
Range Rats – Range Rats
12” — Mississippi, 2010
Pierced Arrows – Keep Pushin’ b/w Little Did I Know
7” — Tombstone Records, 2011
Dead Moon – Too many People
7” EP — Mississippi, 2012
Pierced Arrows – This Is The Day’ b/w Zip My Lip
7” — Watts Of Goodwill, 2014
Fred & Toody – Live At Third Man Records
7” — Third Man Records, 2017
L’articolo è stato scritto con enorme fatica incrociando le notizie da molti blog e pagine web sparsi nei meandri della rete. Le fonti principali sono state il sito Dead Moon the History Zone e il libretto del cd dei the Weeds stampato della Way Back uscito nel 2007.