“Punk Xerox  è il suono punk del futuro distopico nel quale si sta tramutando il nostro presente.” D.C. Hello Bastards

PUNK XEROX – BROKEN
La Bubca Records di Luca Tanzini (se non lo conoscete vuol dire che la vostra coscienza punk-hc he bhé ma è proprio scarsa, per citare il poeta) è una delle ultime etichette realmente punk in circolazione. Lo è per la sua etica, certo, ma anche per la sua estetica e naturalmente per la musica che produce. Dischi quasi sempre stampati in cdr o in cassetta, con inserti fatti a mano, infilati in buste trasparenti piene zeppe di “pizzini”, adesivi e disegni a pennarello dalla punta grossa. Dischi apparentemente di fortuna, che invece, nel loro essere spartani ma al tempo stesso curatissimi, rappresentano pezzi unici ma accessibili a tutte le tasche (5 euro, riga’). Come se, per una volta, sovvertendo i postulati di Walter Benjamin, l’opera d’arte fosse tale proprio per la sua riproducibilità. E questo è molto punk. Se poi passiamo all’ascolto – lasciando perdere tutte le pippe mentali che vi ho rifilato fino a questo momento – e piazziamo nel lettore cd “Broken” di Punk Xerox, uno degli ultimi folli progetti di Luca, la faccenda si fa ancora più ingarbugliata. E dannatamente pesa. Perché Punx Xerox – che non sto manco a dirvi chi cita perché altrimenti volano pattoni – è un progetto stortissimo e lisergico, che mescola improvvisazioni rumoriste a manipolazioni cosmiche e assomiglia alla colonna sonora di un film di fantascienza. L’album è articolato in sei pezzi piuttosto lunghi: quasi tutti intorno ai 4-5 minuti, tranne l’ultimo, “Agenzia viaggia interplanetaria”, che supera i 9. Sei brani che estremizzano al massimo le ossessioni musicali di Luca – da Tabula Rasa ai Centauri – costruendo un nuovo linguaggio robotico e metallico, dove gli strumenti si mischiano e ci si arrangia a suonare quello che si trova. “Punk Xerox”, la title track che apre il disco, per esempio, è un assortimento di rumori infernali che sembra uscito da una b side dei Suicide registrata in un altoforno, mentre “Il grigio” – al di là dei soliti titoli strepitosi, tipo il terzo pezzo che si chiama “Diploma, l’album è tutto strumentale – è un’improvvisazione noise-cosmica, costruita su una chitarra minimale e da coito interrotto. Il già citato “Diploma” è un pezzo distensivo, basato su dei riff di chitarra ripetuti ossessivamente, in una sorta di crescendo. “Rain in my brain”, invece, è una sorta di sonorizzazione in bassa frequenza che ci prepara al viaggio intorno al sistema solare dell’ultimo pezzo. Ma prima c’è “Broken Xerox Machine”, una brano bellissimo tra surf, manipolazioni, rumori e sonde spaziali impazzite (mentre lo ascoltavo mia moglie, che era in un’altra stanza, mi ha chiesto cosa fosse tutto quel casino, temendo che la tv stesse dando in numeri). E poi eccoci al gran finale di “Agenda di viaggi interplanetaria”: una lunga suite psichedelica, composta per astronauti degenerati. Insomma “Broken” è un disco pieno di sorprese, ma al tempo stesso difficile. Un album minimale, ma dai suoni stratificati e vari, tra punk sintetico e sonorizzazioni. E’ tutto suonato in analogico  e registrato in casa, raccogliendo frammenti sonori sparsi nel giro di quasi tre anni, tra il 2016 e il 2018. Punk Xerox  è il suono punk del futuro distopico nel quale si sta tramutando il nostro presente.

recensione Diego Curcio da Hello Bastards

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