Ciao Stefano, come stai?
In questo momento ho appena finito la cyclette che non mi andava di fare e sono andato al gabicesso.. se non ci fosse sta cappa di pioggia starei meglio, ma siccome lamentarsi è diventato uno sport nazionale sto benissimo, grazie.
Acquanonpotabile già ti conosce bene, ti ha intervistato precedentemente, quindi eviteremo la prima e la seconda domanda di rito su chi sei, di dove sei e quali siano i tuoi interessi e passioni. Ne ha hai 1000 e 1000 progetti legati alla musica-e-non, questa intervista è un’occasione speciale per parlare della tua etichetta “Selva Elettrica – Laughing netlabel
” che è arrivata a ben 100 uscite, 100 dischi immateriali. Insomma una bella caterva. Quando è nata? Perchè? Sei da solo a gestirla? Parlacene a ruota libera.
Ah sul serio mi avete già intervistato? Non me lo ricordavo proprio. In effetti non mi ricordavo neanche quando ha aperto selva elettrica, sono dovuto andare a rivedermi l’anno della prima release (ahaha). Vabè cmq non sono solo a gestirla, il vero fondatore è Gabriel Kudu, conosciuto anche come Kudu ed ex chitarrista dei Six Orange Mushroom e mente dei Donna Moderna e dei Nasce, un latinense doc, pure lui impelagato con parecchie cose in Italia e all’ estero, tant’è che facciamo fatica a vederci fisicamente. Ma d’altronde anche selva è immateriale per la maggior parte dei casi, cosi’ come lo sono la maggior parte delle sue uscite. Io sono entrato piu’ tardi dell’anno di fondazione, il 2005, perché in realtà al mio posto doveva esserci Gran master Ghei aka Alessandro, il mio socio nei Micropupazzo, che per un po’ si è diviso con Gabriel anche la grafica. Poi pero’ non riusciva a seguire la cosa e allora ha consigliato a Gabriel di chiamarmi. E da li insomma siamo volati insieme sulle ali dell’ istinto. Selvaelettrica è stata una delle prime netlabel conosciute, diciamo che all’ epoca era un discorso abbastanza pioneristico aprirne una, c’era tutto un discorso legato al copyleft, al creative commons, quindi ad un modo innovativo di concepire il diritto d’autore, che prima era assolutamente nazista, diciamolo. Era un’ apertura, un modo nuovo per provare a democratizzare il mondo della musica, per dare la possibilità a musicisti che ci piacevano di avere una piattaforma sulla quale presentare la propria musica senza avere rotture di balle, un laboratorio dove sperimentare. Noi la chiamiamo “la stazione termini delle netlabel” perché davvero è un continuo via vai, si va dal pop allo sperimentale piu’ duro, un casino di generi diversi e la linea comune è sempre una certa attitudine “diagonale”. Si, siamo arrivati quasi alla centesima uscita, che sarà una sorpresa: ma prima di arrivarci abbiamo pensato di contare fino a tre, quindi ci saranno tre uscite numero 99…sai il classico countdown che d’altronde ho dovuto fare per forza visto che c’è gente che aspetta di per essere pubblicata
ed è giusto che io lo faccia (tra l’altro come sentirai sono release veramente bombazza, la prima è appena uscita ed è a opera del caposcuola della nuova elettronica albanese, Ilir Lluka, un vero outsider).
Sul sito web dell’etichetta e Facebook è spiegato molto bene in inglese la musica che produce “Selva Elettrica”, parlacene in italiano.
Si, diciamo che è sintetizzato molto bene in inglese: siamo un’etichetta che conta molti musicisti sparsi per il mondo e quindi ci sembra giusto come dire…pensare un po’ di piu’ a largo raggio anche se la nostra base è in Italia. In inglese suona piu’ o meno come.. “promuoviamo i peggio strani di sempre, direttamente dal profondo vuoto della musica e del rumore”. Che mi pare calzi perfettamente come definizione. Come ti dicevo prima, Selva è una stazione Termini anche nel senso che il nostro compito è quello di dare spazio a progetti che prima o poi saranno notati e fatti salire sul treno delle produzioni piu’ grosse, come è già successo per alcuni dei nostri artisti (uso la parola artista per sintetizzare, anche se è chiaramente riduttiva e strabusata e a volte anche due palle co sti artisti in effetti… inventamose un’altra parola, che so…artieri?). Nello stesso tempo, cosa secondo me peculiare, è che ospitiamo magari progetti paralleli e strambi, che altre etichette non pubblicherebbero manco pagate, anche di gente sotto falso nome che normalmente è conosciuta per altre ragioni sociali, oppure ospitiamo lavori che sono davvero come dire….uno sfogo molto sincero e verace di personaggi che magari di solito sono musicalmente molto piu’ composti. Insomma a noi delle formalità non ce ne frega un cazzo, ci interessa che uno si senta libero di dire quello che vuole e pubblichiamo quello che ci piace e basta. Non mettiamo praticamente mai bocca sul prodotto finale a meno che non ce lo chiedono. Vuoi mettere ottocento brani? Ok. Vuoi mettere una cover fatta cor culo o una copertina improponibile? Ok. A volte mi basta ascoltare solo un brano di un disco per dire : PUBBLICHIAMOLO. L’importante è che ci venga trasmesso quel non so che per cui ci si drizzano le antenne in testa. Alcune label vanno sul sicuro, magari che ne so… c’è un tizio famoso a cui chiedi una release, quello ti dà gli scarti, tu li pubblichi e magari vendi copie senza dire A, perché alla fine vendi il nome. Beh noi pubblichiamo invece SEMPRE cose assurde, siamo un suicidio commerciale perenne. Ma non pubblichiamo scarti perché la concezione di scarto per noi non esist , a meno che non glieli chiediamo proprio intenzionalmente, perché siamo curiosi di come possano suonare e credo che per capire bene un musicista nella sua completezza sia importante sentire anche la realtà delle cose e non la posa, e quindi anche i – tra virgolette – fallimenti, che poi in realtà spesso sono le cose migliori. Vado pazzo per le opere minori, è una mia malattia. Mi sa che praticamente ascolto solo quelle nella vita.
Come contattate i gruppi o come vi contattano loro, come fa uscire un disco su SE?
Beh a volte ci contattano, sentiamo il materiale, ci piace, pubblichiamo. Pero’ se non ci piace rispondiamo con dolcezza (sempre se ci ricordiamo di rispondere, ammetto che questa cosa è a volte difficile in questa era di sovracomunicazione ma ci proviamo in tutti i modi, purtroppo mi si incrocia il cervello in testa) che non c’entra nulla con noi. Tipo sai, magari arrivano cose secchione, AOR, o di roba davvero standard.. aò, noi facciamo cose storte o quanto meno molto personali e atipiche! In quei casi è chiaro che loro non hanno intenzione di ascoltare manco un album che abbiamo fatto uscire, mandano a random. Secondo me invece uno che vuole uscire per selva deve sapere in che posto va a finire…tipo la foresta di Alice, per dire, ti trovi nel mezzo dei palmipedoni non ti puoi mica lamentare, dopo. Poi il modus operandi tra me e gabriel fa ridere: tipo pubblichiamo la roba che ci piace senza che l’altro lo sappia (ahaha). Tipo che improvvisamente ci sono ottanta release e tu dici come è possibile? Pero’ ogni tanto ci telefoniamo perché magari non sono convintissimo di una cosa che pubblica e viceversa, ma capita di rado. Diciamo che nel complesso ci fidiamo l’uno dell’ altro. La cosa che preferisco è sicuramente essere io a chiamare una persona e chiedergli una release, mi sembra più diretto che avere un rapporto semplicemente strumentale della serie mi serve uno che mi pubblica poi sticazzi di chi lui sia…
Perché una netlabel? Parlaci di questo punto fondamentale, sono passati più di 10 anni però tecnologicamente e per quanto riguarda gli strumenti d’accesso alla musica ne sembrano passati 1000. Che senso aveva fare un’etichetta del genere negli anni 2000 e perché continuare oggi e domani?
Perché non ha senso! Ecco perché lo facciamo (ahaha) siamo coerenti con la nostra idiozia. In realtà appunto, noi abbiamo deciso di rimanere DIY mentre altre si sono professionalizzate al punto che si esprimono in tutta la macchina di marketing come se parlassero delle major, avranno anche un bandcamp con roba buona ma non ti si inculano proprio se non per do ut des e insomma secondo me portano avanti un discorso che scopiazza le solite dinamiche della società dello spettacolo che in teoria la rete si prometteva di non far più capitare. Noi non promettiamo nulla a chi entra nella nostra scuderia, gli mettiamo semplicemente a disposizione una vetrina per quanto piccola sia, lavoriamo come la goccia che buca la roccia. Organizziamo delle serate live come RItalin Waves a Roma, dove facciamo esibire dal vivo i nostri pupilli insieme a gente di altre etichette, proprio per creare questo melting pot, questo confronto e scambio di idee e di contatti che alla fine deve essere musicale,reale, non strettamente commerciale e virtuale in cui vige ancora il culto della personalità. Noi mettiamo tutto in free download, non ce ne frega un cazzo. L’artista e noi che pubblichiamo siamo sullo stesso piano, c’è completa orizzontalità. E secondo me la cosa bella delle netlabel dovrebbe essere questa, se si mantiene il discorso anarchico della musica per la musica è ancora un modo dirompente di farlo, perché alla fine anche quando facevamo le cassettine nei nostri primi tentativi di far girare la nostra musica l’approccio era uguale, solo che qui non devi spendere troppo ed è più facile farti sentire. Però come dici, ora si sono tutti un po’ scafati, hanno fatto diventare una cosa interessante un modo per tendere al grano, ogni artista in cuor suo anela al successo e ad avere un agente, l’anello al naso e a farsi spingere come l’ultima big thing del pianeta standosene magari comodamente in poltrona. Nel nostro caso non è che l’artiere (eheh) smette di sbattersi per delegare a noi tutto, la differenza sta qui. Certo, siamo intenzionati anche a crescere, quindi non è che siamo miopi e pensiamo che dobbiamo fare i duri e puri per forza e ci fanno schifo due spicci in più se arrivano, pero’ appunto non facciamo calcoli, non abbiamo l’intenzione di sfruttare i nostri artieri per fargli poi perdere il controllo della situazione come succede spesso, facciamo le nostre cose e basta e tra l’altro siamo molto ironici, ci prendiamo per il culo da soli non c’è quell’ atteggiamento “serioso”, ecco. Se la cosa prende piede bene, altrimenti noi siamo comunque online per altri motivi, non per organizzare l’invasione della Polonia. Anche perché, fortunatamente, non ne saremmo capaci, tant’è che il più delle volte chiudiamo economicamente in perdita: ma umanamente, senza dubbio, in guadagno.
Un’altra domanda sul supporto della musica, vogliamo fare un po’ di polemichetta come al solito su acquanonpotabile. Con la Bubca Records abbiamo portato avanti un discorso misto di supporti che prevede alla fine della fiera comunque il parto del disco su supporto cdr, cassetta o 7” e poi anche il free download dal sito. Ci sono sempre stati sulle palle quelli che pensano che l’importanza del disco sia legata solo alla concretezza ufficiale di un vinile o cd. Che ne pensi?
Ne penso che hai perfettamente ragione. Non sono, per esempio, feticista del vinile: lo compro e mi piace perché ..ecco voglio che sia vissuto, lo voglio maciullare nel senso esistenziale del termine. Ho dischi in vinile che valgono cento euro che adesso forse ne valgono 3 per come li ho usati e li ho comprati a 10, ma li ho suonati nei dj set, li ho rivoltati come calzini, sono esperienze vive in forma di plastica. Certo, rispetto chi ha questa visione quasi totemica dei supporti per cui li lava gli da i baci gli mette la copertina per dormire, d’altronde si fa questo anche a un Cicciobello, ma per me non è essenziale. Anzi ti diro’, il motivo per cui nasce l’ mp3 è perché devi cmq abitare in una casa senza essere seppellito da dischi di 12 pollici l’uno, che cazzo: e soprattutto coll’ mp3 non vai su discogs a farti truffare. Con selva anche noi ogni tanto produciamo dei vinili e delle cassette, ne abbiamo fatte un po’, sempre in edizione limitata, perché magari esistono delle musiche che suonano meglio su quei supporti, e poi perché ci diverte farlo. Ma appunto, c’è la versione free download fissa, quindi alla fine è solo un particolare, una cosa bella da fare, tutto qui. Poi lo sanno tutti che i vari supporti fisici si vendono ai concerti, altrimenti te li dai in faccia…per cui.
Ho ascoltato un bel po’ di dischi di SE, un po’ alla volta mi propongo di ascoltarli tutti, per te credo saranno tutti come tuoi tuoi figli, Ce n’è qualcuno in particolare al quale sei attaccato di più?
Ah guarda…..domanda difficile,anzi impossibile: sono tutti importanti per un motivo o per un altro. Sicuramente ricordo lo split con il maestro della IDM Dino Felipe col quale abbiamo fatto molte chattate interessanti e sono stato onorato che abbia accettato di pubblicare per Selva. Ci sono tanti dischi nostri tra l’altro, sotto mentite spoglie o come produttori: li ci ho messo il cuore chiaramente, ma non di più di quando si sintonizza con chi pubblico passando per la loro produzione e per la loro visione delle cose. E’ molto più gratificante. Un altro disco a cui sono legato è la comp NEW ROMANTIC NOISE che secondo me in tempi non sospetti ha anticipato l’hypnagogic, che sarebbe dovuto svilupparsi in maniera meno pop ma cosi’ non è stato e in quella comp c’è una bolla temporale che documenta il passaggio
Programmi futuri di SE?
Beh Selvaelettrica si è trasformata pure in un’associazione che si chiama SELVA , la quale ha diverse diramazioni tra le quali la sezione publishing che pubblica anche libri, come “rivestrane” di Jonida Prifti , e si occupa di documentaristica varia, di eventi culturali, insomma di un sacco di cose: l’intenzione è quella di fare quello che insomma volevano fare i Pil e non sono riusciti a fare, ci auguriamo di superarli almeno in questo (ahaha). Poi vabbè a parte questa serie di nuove release, la mia intenzione è di aprire ai giovani e di conseguenza pubblicare su Selvaelettrica anche i centenari, fare un lavoro sugli estremi. Come hai già visto c’è già qualche bel nome giovane, come il Gran Diavolato o Gimonti. Non che prima non facessimo cosi’ (vedi il caso Calcutta, abbastanza eloquente) ma penso che ora sia il momento di pensare a una cosa proprio mirata ai regazzini e ai bacucchi, levando le vie di mezzo anche per reazione a questa polemica sterile vecchi vs giovani. Alla fine la cosa importante è la musica, se non vale un cazzo non vale un cazzo sia che hai ottant’anni o 13, sia che usi l’autotune o le chitarre elettriche. Anzi lancio un appello: Troppa gente che parla a sproposito, facciamo parlare i suoni e basta, please.
Chiusura di rito Marzulliana. Selva Elettrica fatti una domanda e datti una risposta. Grazie!
Chi sei selva? E la risposta: “ragazzi non capite- l’etichetta siamo noi: Selvaelettrica, fate voi!” ma soprattutto THIS IS THE MUSIC WE LIKE!!