[Black Milk settembre 2014, Originarimente concepita per la fanzine Bassifondi, ma mai pubblicata]
Trio Banana siete i Velvet Underground di Borgata Boredom?
Il Trio Banana non era su quella compilation, è nato appena poco dopo il suo parto e diffusione. Io (Tab_Ularasa) sono la dentro con i Duodenum e Trans Upper Egypt. Ma comunque siamo di lì… della “borgata” anche se nessuno di noi tre è originario di Roma; siamo due toscani e un pugliese amici da prima di trasferirci nella capitale e ci siamo ritrovati in quella zona di Roma nel 2010/11 per varie casualità non poi così tanto casuali. Per quanto riguarda i Velvet direi che per tutti e tre è forse il gruppo che ci ha maggiormente influenzato insieme a Gun Club, Can, più un bel pò di tonnellate di punk, garage e altre cose ancora.
Trio Banana e BubcaRecords in che maniera si sono inseriti nella scena romana e come vi contribuiscono?
Io (Luca) e Roberto (Wolfman Bob) vivevamo e suonavamo insieme a Siena, prima negli e-x-p e poi negli Ultra Twist. Con gli Ultra Twist abbiamo girato in lungo e largo Europa e Stati Uniti. Abbiamo messo insieme anche una radio-fanzine chiamata la Cantina del Rock ancora viva e vegeta che adesso va in onda su Radio Popolare Roma. Nel 2009, dopo l’ultimo massacrante tour americano gli Ultra Twist si sono sciolti e Roberto si è trasferito a Roma per specializzarsi in fonica e lavorare mentre io sono rimasto un altro anno e mezzo a Siena dove lavoravo. Nei vari giri e concerti abbiamo più volte condiviso il palco con i Capputtini i’ Lignu (Samir e Cristina) e Number 71 Monobanda (Massimino) con i quali siamo diventati molto amici. Loro vivevano già a Roma, addirittura Cristina e Samir lavoravano al vecchio Fanfulla 101 e da qui è nato tutto. Io poi suonavo anche in un gruppo chiamato thee Dements e grazie al gancio di cui sopra sono stato più volte a suonare al Fanfulla 101 e nell’appena nato dal Verme, così ho conosciuto tutti i vari personaggi della borgata. Poi il mio lavoro a Siena è finito, si è liberata una camera a 100 Celle a casa di Roberto e allora vai di trasloco alla cieca.
Il dottore invece (Gabriele) già viveva e lavorava da qualche anno a Roma ed è un amico storico di Roberto, con cui suonava in un gruppo precedente all’università.
Trio Banana è nato per combinare quali macelli sonici?
Ma… direi che il Trio Banana è nato soprattutto perché siamo amici per la pelle e durante qualche cena ci siamo detti: andiamo un po’ a cazzeggiare in sala prove! E allora ci siamo andati. Roberto è un bassista, Gabriele un batterista, ma io non avevo mai suonato una chitarra elettrica non conoscevo e continuo a non conoscere un accordo. Addirittura nelle prime prove suonavo il banjo elettrificato che usavo nei Dements ed era un feedback devastante dall’inizio alla fine. Quindi per cercare di andare oltre il semplice noise sono passato alla chitarra elettrica e col tempo ho sviluppato un mio modo di “suonare” lo strumento. Il non conoscere per nulla note e accordi mi ha in qualche modo facilitato e permesso di focalizzarmi sulla semplice creazione di atmosfere e canzoni. Direi che Gabriele e Roberto all’inizio hanno avuto un bel po’ di pazienza e continuano tutt’ora ad averla nel sopportare la mia incapacità tecnica e la mia aggressività sonora. Loro reggono in piedi la baracca e gli danno il ritmo mentre io vado libero, anche se adesso sono diventato un po’ più bravo a gestire gli eccessi e il rumore. Comunque dopo le prime prove si è capito che quella era la strada giusta da seguire, un viottolo fuori dal seminato che ci ha portato ad addentrarci dentro noi stessi e i nostri ascolti.
Parlami un po’ delle prime volte, modalità di registrazione, etc., siete lo-fi come non mai, lo-fi garage music? E’ una necessità o anche una volontà?
Delle prime registrazioni mi sono occupato io. Sono state fatte tutte in presa diretta con un registratore a cassette con un microfono anni Settanta ed erano molto oltre il lo-fi. Dopo un po’ ha preso le redini in mano Roberto che è diventato molto bravo come fonico: sa come posizionare i microfoni e tirare fuori il meglio da un buco di sala prove, registrando comunque sempre tutto in presa diretta a volumi enormi ma riuscendo a far sentire tutti gli strumenti amalgamati e livellati con le voci. La scelta del lo-fi è sia una volontà che una necessità. Noi siamo un gruppo essenzialmente punk e quello che registriamo deve essere il più fedele possibile a come siamo dal vivo. Cerchiamo il suono che amiamo come cerchiamo di fare una canzone che ci piaccia e si possa fischiettare.
Trio Banana dal vivo? Prova a scrivermi quel che siete quando ci si ritrova in faccia i vostri amplificatori.
Direi che dal vivo siamo molto pericolosi per l’udito di chi viene ai nostri concerti. Il pubblico deve essere appassionato di questa robaccia per godere e sollazzarsi nel nostro rumoreggiare. Noi lo preferiamo sbronzo e alterato e “preso bene”. Molto difficile che nei locali italiani avvenga, ma quando accade si gode veramente. Il r’n’r non ha senso se non c’è bordello, sudore divertimento e altro.
Con quali complessi sentite di condividere un percorso musicale simile?
Per quanto riguarda i gruppi italiani di adesso al momento non mi viene in mente nessuno. Mi piacciono un bel po’ i r’n’r terrorists e Barsexuals ma loro pescano molto più dal blues e r’n’r, mentre noi siamo immersi fino al collo nella terra di confine tra proto-punk becero e psichedelia rumorosa andata a male. Per quanto riguarda il passato, all’inizio dell’intervista parlavamo dei Velvet, poi stravediamo per gruppi come Red Crayola e 13th Floor Elevators e centinaia di gruppi misconosciuti. Due gruppi che mi fanno impazzire sempre di quel periodo sono i Godz e gli Index. Andando avanti nel tempo, tutto il proto-punk, gente come Electric Eels, Pagans, Urinals poi i Rats e gli immensi Dead Moon di Fred Cole, Cheater Slicks, Hunches ecc ecc. Però ogni componente del Trio ha le proprie ascolti che possono essere anche molto diversi e variegati; ci piace la musica a tutto tondo suonata in modo personale e spontaneo e quando ti capita di sbattervici la riconosci a pelle subito. Molti gruppi europei in questo momento scimmiottano il suono e l’estetica proveniente dagli Stati Uniti che in questo periodo è veramente triste e sterile, invece di provare a fare cose più originali.
Noi siamo un gruppo completamente fuori moda che guarda spudoratamente al passato, lo evoca e lo ributta fuori a modo suo fuori dagli amplificatori.
Parlami a questo punto della Bubca Records
Qualche anno fa Manuel Graziani dette una bella definizione della Bubca: “un’etichetta che va oltre il DIY, una bottega artigiana del sottoproletariato r’n’r. Fotocopie b/n, colla, forbici e via andare.”
La Bubca Records è nata ai tempi di quando eravamo a Siena, suonavamo insieme, vivevamo nella stessa casa e avevamo le stesse passioni che in qualche modo, vivendo in una cittadina abbastanza fuori mano dovevano diventare uno strumento per incontrare altre situazioni simili da altre parti, metterle in contatto per collaborare, organizzare feste e concerti. Inizialmente la Bubca era il nome che davamo alle nostre autoproduzioni e a tutto quello che facevamo in prima persona, ma quasi subito è diventato qualcosa in più e in quel periodo abbiamo stampato tutta la nuova ondata del garage/punk californiano… gente che adesso è diventata abbastanza famosa tipo Ty Segall e Mikal Cronin. Fin dall’inizio l’idea era chiara e semplice: prendere tutto quello che ci piaceva di più spontaneo e originale e cercare di diffonderlo con la speranza che il cerchio ristretto in cui gira questa roba si allargasse, insomma eravamo un pò dei partigiani del r’n’r. A distanza di cinque anni la Bubca non esiste più ovviamente com’era prima, tutti siamo in giro, quel periodo irripetibile e eccezionale di energia è finito, ci sono i dischi che lo raccontano: www.e-x-p.it/bubcarecords.html
Col trasferimento a Roma e ora a Milano, le cose si sono molto ridimensionate e siamo tornati da dove eravamo partiti: autoproduzione dei nostri gruppi per “i soliti pochi ma buoni” e questo credo che possa anche “bastare e avanzare”.
Nell’ottica del D.I.Y. quanto è importante il lato grafico della vostra proposta?
La grafica, i disegni e l’impacchettamento dei nostri dischi è l’altra faccia della medaglia del processo creativo di “produzione” che nasce con le registrazioni. Prima parlavamo delle tecniche di registrazione, ebbene la grafica che usiamo per le nostre copertine è sempre diretta e semplice ed è figlia solo dell’urgenza di esprimersi nell’istante per poi fare subito cose nuove. Un disco Bubca lo riconosci subito quando lo vedi. Lasciamo la fighetteria e le aspirazioni di arte ad altre etichette, noi siamo fatti così e basta o ci amano o ci odiano.