ATTACCO ROSSO: The Rondos – Red Attack

01 rondos logo“Abbiamo fatto un concerto, ma non c’era nessuna band”.

Era il marzo 1978 quando nella mensa della scuola d’arte Beeldende Kunsten Academie di Rotterdam, Maarten aveva appena accettato di fare un concerto per l’insegnante Sjoerd Buisman che stava organizzando una festa in un piccolo locale di Dussen. Il prof cercava una band per movimentare la serata: “Volete suonare?” “Sì”, gli disse Maarten. Il prof ovviamente non sapeva che non esisteva nessuna band. Il concerto fu comunque fissato e avevamo una settimana di tempo per diventare una band. Alcuni amici dell’accademia che suonavano in una gruppo rock ci prestarono gli strumenti e la sala prove. Non c’erano ovviamente canzoni e così ci mettemmo ad ascoltare i dischi della nuova moda punk appena esplosa in Inghilterra. Scegliemmo i nostri pezzi preferiti dai diversi album di Wire, Damned, Clash ecc, in tutto 10 canzoni. Wim imparò gli accordi, ma i testi erano un problema perché dai dischi non si capiva assolutamente nulla, quindi li cambiammo a modo nostro. Provammo ogni giorno per una settimana e registrammo con un mangiacassette le 10 canzoni nel modo migliore che potevamo. A quel punto c’era bisogno di un nome e scegliemmo Pull…Use…Destroy, che era scritto sulla confezione di un detersivo. Comprammo alcune giacche di pelle in un mercato delle pulci, e Wim si taglio la barba più corta possibile, dopo tutto non si poteva essere dei punk con la barba.02 foto-membri-gruppo

La formazione che si presentò nel primo concerto era formata da ben otto elementi: Allie, van Altena e Maarten van Gent suonavano la chitarra, George le Roy, Wim ter Weele e Kees Isings il basso, tre chitarre e tre bassi, Aad Faasse suonava la batteria e io cantavo mentre Saskia de Vries era il nostro tecnico del suono e Piet Dieleman il nostro fotografo. Il concerto fu breve e intenso, il pubblico rimase scioccato e perplesso. Nessuna reazione alla fine, solo un doloroso silenzio che si trasformò in rabbia e portò quasi all’inizio di una rissa. Filammo in furgone, ma sulla strada del ritorno decidemmo di continuare col gruppo: qualcosa dentro di noi si era acceso e non sapevamo ovviamente di cosa si trattasse. Ci ritrovammo sempre nella solita mensa universitaria e dopo aver ingurgitato una quantità smisurata di tortine alle mandorle decidemmo un nuovo nome per la band: Rondos. La scaletta dei pezzi suonati man mano si allargò e i iniziammo a inserire nel repertorio nuovi brani sempre ripresi da gruppi punk tipo Suicide Commandos e Ramones. Arrivò quasi subito un secondo concerto che fu un fiasco completo. Suonammo in una comunità nella periferia di Delft. Il pubblico era composto da cinque o sei adolescenti annoiati che se ne stettero per tutto il concerto il più possibile lontano da noi. Poco dopo arrivò un altro concerto, le cose iniziarono ad andare meglio, c’era tanta gente, anche dei punk e questa volta le reazioni furono entusiastiche.  Seguirono altri concerti, nei centri sociali di Rotterdam e dintorni e anche nel jazz club B-14. Da qui in poi iniziammo a lavorare alle nostre canzoni. Aad lasciò la band e Wim iniziò a suonare la batteria. E come!  Trovammo anche un spazio migliore per le prove, a sud di Rotterdam. Era una stanza in un ex edificio scolastico di proprietà del comune che veniva utilizzato da un gruppo di danza popolare chiamato Radostan. Ovviamente loro non erano per nulla contenti che fossimo li. Quel posto aveva un’acustica stranissima. C’erano degli specchi usati dai ballerini, messi a casaccio che innescavano distorsioni e feedback che quando suonavamo ci facevano perdere completamente il senso del tempo dell’orientamento. Una nostra amica Lydia van der Spek ci prestò 10.000 fiorini, una somma emorme per noi poveri studenti della scuola d’arte. Ci comprammo l’impianto PA, microfoni, mixer, monitor, amplificatori e una batteria. Il regista Bob Visser aveva sentito parlare di noi e venne alla sala prove a parlarci. Si rese conto che stavamo facendo qualcosa di nuovo e unico, registrò una sorta di video clip con poi non uscì mai. Visser sembrava avere piani ambiziosi, ci promise anche di farci registrare e produrre un album ma le promesse ri rivelarono solo un sacco di balle. Questo episodio ci convinse ad andare avanti per la nostra strada da soli.03 chitarista poliziotto

L’attività live s’intensifico sempre di più e alcuni concerti divennero leggenda. Tipo quello in cui suonammo al Quibus a Schiedam dove Maarten si travestì da ufficiale di polizia, dopo che io fregai il cappello di un agente da una macchina parcheggiata davanti alla scuola d’arte. Maarten entrò nella sala con cappello e divisa provocando l’ira dei presenti che credevano volesse impedire il concerto. Frank, che sarebbe poi diventato il nostro bassista, svuotò la sua birra nel collo di Maarten ma lui riuscì lo stesso ad arrampicarsi sul palco e iniziare a suonare una versione dell’inno olandese come se la suonasse un bambino. Suonammo 30 nostre canzoni a rotta di collo e poi le 20 cover dei primi giorni per un totale di 50 canzoni. Il pubblico alla fine giustamente non ce la faceva proprio più.

A questo punto ci venne l’idea di trovare un posto dove vivere e lavorare insieme con la
band ed altri cari amici della scuola d’arte.
Avevamo già fondato il Kunstkollektief Dubio (Art Collective Dubio) e pubblicato il manifesto Giuliana ja! Beatrix nee! per creare scompiglio tra gli insegnanti dell’accademia. Tutti i nostri progetti erano solamente finalizzati alla provocazione: un giorno facemmo un modello a grandezza naturale di un carro armato e lo trascinammo attraverso Rotterdam. Scattammo fotografie col carro armato di fronte al municipio, sui ponti del fiume e poi lo parcheggiamo nel piazzale della stazione, dove fu distrutto dai membri del partito socialista pacifista PSP.04 panzer Ci sollazzavamo nel dare fastidio a tutti gli insegnanti e ai compagni che pensavano all’arte come una cosa seria con prospettive lavorative ma soprattutto cercavamo una via d’uscita dall’atmosfera soffocante che si respirava a scuola. Fu allora che ci capitò sott’occhio un palazzo bianco monumentale, anche il nome della strada, Huize Schoonderloo, era eccezionale. Scoprimmo che l’edificio era vuoto da cinque anni, suonammo il campanello della casa del custode annessa e l’uomo ci disse a malincuore che la proprietà avrebbe dovuto essera demolita a breve. Guardammo attraverso le finestre, era proprio quello che cercavamo. Quindi chiedemmo ulteriori informazioni agli uffici del comune e arrivammo a un funzionario del partito socialista PvdA presso il municipio di Rotterdam.  Presentammo i nostri piani al comune e Saskia fu bravo a convincerli di come la nascita di un’associazione culturale di artisti potesse far fare bella figura alla città. Non riuscimmo a cambiare i piani di demolizione però il municipio acconsentì a farci usare lo spazio pagando 250 fiorini al mese, a condizione che rimettessimo a posto l’edificio e lo mantenessimo in buono stato. Ci trasferimmo nella vecchia casa napoleonica nel mese di gennaio del 1979, nonostante l’ostilità del vicinato. L’inverno del 1979 fu molto duro, c’rano 17 gradi sotto zero, le finestre e il tetto rotti. Non potevano riparare nulla a causa del gelo, Il comune aveva deliberatamente distrutto il sistema di riscaldamento centralizzato. Non ci perdemmo d’animo e diventammo inverno-resistenti: l’edificio era esattamente quello che ci serviva. Un po’ alla volta ripulimmo tutto e risucimmo a pagare tutte le riparazioni. D’estate imbiancammo e Allie fece due splendidi stemmi sulla parete esterna, il palazzo fu riportato al suo antico splendore e il quartiere rassicurato. La casa aveva una ventina di camere e ognuno di noi aveva due stanze private. C’erano anche spazi comuni adibiti a laboratorio, una camera oscura, una sala stampa, un ufficio con un ritratto della principessa Beatrice, un grande studio, un ampio soggiorno con divano e televisori, una cucina, una bel solaio in legno della lunghezza dell’intero edificio e un bunker sotterraneo a prova di bomba che diventò la nostra sala prove, intorno splendidi alberi di acero e ippocastano. Non passò molto tempo prima che la nostra casa diventasse un punto di incontro per la scena punk di Rotterdam. Dal nulla tutti gli occhi erano rivolti su di noi, non solo la scena punk ma anche la scena artistica e gli attivisti iniziarono a frequentarla. Così come anche la polizia e il Servizio Segreto olandese BVD iniziarono a interessarsi alle nostre attività.05 DDAY

La Fondazione olandese per la musica pop organizzò il D-Day, con i gruppi punk/new wave al Paradiso, il tempio del pop di Amsterdam. Avevano ascoltato i nostri primi nastri registrati male, erano impazziti per i Rondos e ci chiamarono per suonare. Il concerto si tenne il 14 dicembre 1978, a fine serata ci chiesero di replicare il mese successivo. Tornammo al Paradiso ma durante il sound check, il gestore iniziò a mettere giù sedie pieghevoli per gli spettatori, quindi ci rifiutammo di suonare. Il manager della serata fu molto colpito dalla nostra determinzione, si scusò e ci chiese di tornare a giugno. Questa volta suonammo nella sala grande, fu un serata indimenticabile col locale completamente invaso di fan dei Rondos venuti appositamente da Rotterdam con la magliette del Feyenoord. Nel marzo 1979 Kees Isings lasciò la band e Frank Seltenrijch prese il suo posto. Frank aveva suonato nei The Butchers, gruppo fondato prima ancora dei Rondos è questa per noi era una garanzia di qualità. Il suo primo concerto fu una bomba e allora ok benvenuto nel club!06 raket_1

Nel mese di aprile del 1979 uscì il primo numero della nostra fanzine Raket. Invitammo tutti gli amici a disegnare e scrivere su manifesti che poi incollammo sui muri di tutta Rotterdam. Facemmo così anche per i numeri 2 e 3. Ancora poster da parete, questa volta stampati in doppia faccia perché troppo pieni di roba. Seguirono delle reazioni molto positive e quindi decidemmo di trasformare Raket in una fanzine cartacea. Il numero 4 uscì nel settembre 1979 come opuscolo A4 stencil di 22 pagine su carta riciclata, con una tiratura di 350 copie. Stampammo e distribuimmo tutto da soli. Raket diventò rapidamente una delle fanzine punk più influenti dei Paesi Bassi. Non c’era nessuna selezione o censura, la rivista offriva spazio a tutti per disegni, lettere, testi e annunci. L’ultimo numero uscì nel novembre del 1980, un numero di 232 pagine uscito in 1000 copie, con testi, fumetti, manifesti, cartoline e spille dei Rondos. Tutto fai-da-te! All’inizio i Rondos non sapevamo assolutamente nulla di cosa significasse essere punk. C’era la nuova musica che scorreva come un fiume in piena, arrivava nei Paesi Bassi dall’Inghilterra, ti accendeva e ti convinceva in un attimo a buttare nei bidoni della spazzatura tutti i tuoi vecchi dischi. Ma cosa fosse realmente il punk e quali fossero le sue intenzioni non lo sapeva nessuno. Quello che ci piaceva immensamente era che il punk poteva essere tutto e il contrario di tutto, e l’autoproduzione per noi l’unico modo di fare le cose. Le istituzioni, lo stato, l’esercito, il capitale e la chiesa erano una minaccia per la nostra creatività e voglia di vivere, su questo non ci pioveva! Forse potevamo essere dei punk che navigavano sotto la la bandiera dell’anarchia, ma non condividevamo affatto il fatalismo, la negatività degli anarchici e volevamo assolutamente distaccarci da questa attitudine inutile. Quindi volgemmo lo sguardo verso la Russia degli inizi del secolo, anche perché alcuni di noi venivano proprio da un background marxista-leninista.07 rondos falce e martello

Ovviamente, non avevamo a che fare con nessuna forma di comunismo di stato, se così possiamo chiamarlo. Simpatizzavamo per la RAF tedesca (Rote Armee Fraktion), che era scesa in guerra contro l’imperialismo ma noi non volevamo affatto impugnare armi ma solo le nostre chitarre. Usando il comunismo come simbolo riuscivamo a provocare sia la piccola borghesia olandese che i punk anarchici coi paraocchi. Cucimmo un una falce e martello giallo su una grande bandiera olandese che usavamo come sfondo per i nostri concerti. Inizialmente i nostri testi erano apolitici poi man mano divennero molto più schierati.08 790824_rotterdam

A Rotterdam per noi e per gli altri gruppi punk non era vita facile, c’era un solo posto dove poter suonare. Si chiamava Eksit ed era una specie di piccolo Paradiso di Rotterdam. Il gestore boicottava completamente la scena locale nonostante la sua programmazione comprendesse anche concerti di noti gruppi punk stranieri, ci suonarono anche i Sex Pistols. La nostra frustrazione aumentò sempre più, anche perché molti di noi lavoravano addirittura come volontari in quel posto: c’è chi manifestò il suo disappunto girando intorno al locale con la tavoletta del cesso al collo, c’è chi gli riempì le pareti di scritte e parolacce, alla fine il tipo che gestiva la baracca dovette capitolare e aprì l’Eksit ogni martedi anche ai gruppi locali. Coi i giri che avevamo, ogni serata facevamo il pieno e fu proprio in una di queste occasioni che incontrammo gli Ex di Amsterdam con cui diventammo molto amici e iniziammo a suonare regolarmente. Poi accadde una specie di miracolo: un nostro grande amico, Ted, marxista-leninista fino al midollo iniziò a lavorare come assistente sociale nel centro ricreativo Kaasee, un grande spazio pieno di baracche di legno alla periferia di Rotterdam. Ted aprì le porte del Kaasee alla scena punk di Rotterdam. Molti di noi andarono a lavorare nel centro come volontari, e il Kaasee divenne subito la sede del punk di Rotterdam e dintorni. Gruppi olandesi e stranieri suonavano ogni fine settimana e i biglietti d’ingresso erano bassi, in poche parole: un vero e proprio paradiso!09 rock against religion

La serata clou del Kaasee fu Rock Against Religion. Si tenne il 26 dicembre 1979, suonarono nove gruppi e ci fu un reading poetico durante il quale venne presentato il no. 7 di Raket. Venne tutto il mondo e molti non riuscirono ad entrare perché il posto era strapieno. Fu un grande successo e incassammo una cifra enorme per finanziare le attività successive. Saskia diventò sempre più bravo a lavorare coi funzionari statali e riuscì a far aprire delle sale prove attrezzate per i gruppi locali che si stavano moltiplicando, gli fu addirittura offerto di lavorare per loro, ma lui rifiutò. Per la scena di Rotterdam svolse un ruolo fondamentale Peter Graute, proprietario del negozio di dischi Backstreet Records. Il suo negozio era il luogo dove si riunivano e incontravano tutti i punk e dove si compravano i dischi che non trovavi da nessun’altra parte. Grazie a lui vennero in città grandi band straniere: Lydia Lunch con Adèle Bertei dei Contortions, i Red Crayola, i Raincoats, Scritti Politti e moltissimi altri gruppi.10 primo singolo

Nell’aprile del 1979 i Rondos pubblicarono il primo singolo, insieme al Railbirds, un gruppo concittadino di ragazzini molto interessante con cui avevamo suonato più volte. Lo split uscì in 500 copie DIY e proprio in questa occasione nacque la nostra etichetta King Kong Records. Pochi mesi dopo uscì un doppio singolo, sempre con i Railbirds, Bunker e Terminal City, ancora 500 copie. Vendevamo i dischi da soli: a casa, ai concerti, nel negozio di Peter, dove portavamo anche Raket. Sempre in quel periodo il regista/documentarista Dick Rijneke della Rotterdam Films ci contattò perché stava lavorando a un documentario/reportage sulla scena artistica di Rotterdam. Aveva già filmato le altre realtà della città e voleva documentare anche quello che stavamo facendo noi. Acconsentimmo e lui fece veramente un bel lavoro. Il documentario si chiamò Groeten uit Rotterdam (Saluti da Rotterdam) e andò sulla tv olandese nel mese di aprile del 1980. Molti episodi furono dedicati al Huize Schoonderloo, ai suoi abitanti e a tutto il giro dei frequentatori.11 redrocksticker

Nel mese di ottobre 1979 fondammo il collettivo Red Rock composto da Sovjets, Rode Wig e Tändstickorshocks, altre bands concittadine con simpatie comuniste, Maarten disegnò il logo. Nel frattempo eravamo ancora studenti dell’accademia d’arte anche se ci era quasi passato di mente. Gli esami finali stavano arrivando e decidemmo di presentare una tesi collettiva sui nostri progetti. All’inizio il piano fu accettato dai professori anche se con riluttanza, poi all’ultimo minuto decisero che non si poteva fare perché la procedura prevedeva che ogni studente dovesse dire esattamente quello di cui si era occupato. Una tesi di laurea non poteva essere un lavoro collettivo. Li ignorammo e scrivemmo un manifesto contro l’accademia, tempio istituzionale, complice del meccanismo economico/mafioso delle gallerie. Avevamo le nostre idee. In primo luogo l’arte non doveva avere un’utilità economica, doveva essere collettiva, partecipativa, accessibile a tutti e essere esposta per le strade. Si rifiutarono di darci i diplomi anche se alcuni insegnanti stavano dalla nostra parte. Noi facemmo comunque una grande mostra collettiva nella sala dell’accademia con fumetti, copie di Raket, poster e grandi bandiere dei Rondos. Alla mostra, che durò una settimana, venne tantissima gente, vendemmo dischi, spille e fanzine per un valore di 1500 fiorini. Dick e Mildred filmarono tutto su pellicola per le generazioni a venire. Da Pietro arrivò un LP bizzarro da Londra: The feeding of the 5000. Questo disco ci sconvolse completamente: rumore enorme guidato dal ritmo di un tamburo per due lati interi. Non avevamo mai sentito così tante parolecce su un disco prima, i Crass diventarono subito il nostro gruppo preferito. Gli scrivemmo subito una lettera per esprimergli i nostri e apprezzamenti; non passò molto tempo che ce ne tornasse una indietro con spille, un libro fatto a mano con dentro tutti i testi delle loro canzoni. Ci chiedevano se volessimo andare in Inghilterra per consocerli. Non ce lo facemmo dire due volte, pronti, partenza via! Arrivammo a Londra e li vedemmo subito in concerto, fummo completamente sconvolti da una rissa enorme causata da un battaglione di skinead mentre loro continuavano a suonare come se tutto fosse normale. In quel periodo in Inghilterra c’era molta tensione, I Crass facevano incazzare tutti, soprattuto gli skinhead per via della loro simbologia che richiamava simboli fascisti e svastiche. Nonostante questo si rifiutavano di impiegare buttafuori ai concerti, anche se quella era una cosa comune a Londra in quei giorni. Ci ospitarono nel loro quartier generale, furono molto gentili e cordiali. Avevano cucinato 1000 tipi di torte vegane, erano tutti vegetariani, mentre noi avevamo appena mangiato alcuni hamburgher a Londra da qualche parte. Furono sorpresi perché si aspettavano di vedere dei ragazzini, infatti ascoltando il 7” si erano fatti l’idea che avessimo 15 anni. Lo prendemmo come un complimento. C’invitarono a suonare con loro e le Poison Girls a settembre, ci chiesero però se potevamo lasciare la falce e il martello a casa per evitare di aumentare il pericolo di risse. Tornammo a Londra vestiti con le uniformi grigie col triangolo rosso KZ dei deportati politici dei campi di concentramento nazisti. C’ispirammo alle loro uniformi militanti, fino ad allora avevamo indossato allegre e colorate magliette di calcio comprate ai mercati delle pulci.12 rondos londra

La sera del concerto arrivamo al locale con il furgone dei Crass. L’atmosfera era molto pesante perché durante il giorno c’era stato un meeting dei collettivi di destra e già erano scoppiate risse tra i diversi gruppi di skinheads che sostenevamo squadre diverse di calcio. Entrarono nel locale con le facce insanguinate facendo il saluto nazista. Il concerto iniziò e filo liscio. Tutti gruppi fecero grandi performance, poco dopo si scatenò l’inferno. Accadde tutto molto in fretta, dal nulla iniziò una mega rissa, dopo un po’ di tempo arrivò la polizia e man mano la situazione tornò normale. Gli attivisti di sinistra del Socialist Workers Party (SWP) puntarono il dito contro i Crass, colpevoli di aizzare tutte le diverse fazioni di skineads per colpa della loro immagine equivoca. Il problema ovviamente non erano i Crass, quella era semplicemente la situazione a Londra in quel momento e i Crass con il loro anarchismo pacifista davano fastidio a tutti. Il giorno successivo ci salutammo impegnandoci a fare altri concerti in Inghilterra e di organizzare un tour insieme nei Paesi Bassi, si parlò anche di registrare un LP con il loro aiuto. Quando tornammo a casa Andy, il chitarrista ci telefonò e ci disse che i Crass non volevano pià collaborare con noi. Poco dopo arrivò una lettera dove venivano spiegati dettagliatamente i motivi della scelta. Ai Crass in poche parole non piaceva il nostro orientamento filo marxista/leninista e le nostre simpatie per la Repubblica popolare cinese. Ovviamente ci rimanemmo molto male, la questione ideologica sembrava un scusa bella e buona, forse semplicemente loro non volevano essere visti con noi. Provammo a riscrivergli ma nessuna risposta. Quindi affrontammo la questione in modo polemico su Raket, eravamo troppo amareggiati e la discussione si allargò a tutta la scena punk olandese. Tutto è documentato sui numeri di Raket.13 Kaasee

Il 15 settembre, subito dopo il nostro ritorno organizzammo un concerto benefit per i portuali di Rotterdam sfruttati e sottopagati. C’erano dei grossi problemi e la questione come al solito era stata strumentalizzata dai politici che lasciavano campo libero ai poliziotti per provocare e picchiare i poveri lavoratori. Tutti i gruppi punk di Rotterdam suonarono gratuitamente e riuscimmo a raccogliere circa 1000 fiorini per la causa. In quel periodo l’impegno attivista dei Rondos era totale, la nostra voglia di provocare iniziale si era trasformata in voglia di combattere per cambiare il mondo. I testi delle canzoni erano diventati politicizzati e la nostra musica più intensa e cattiva. Cercavamo di mettere in pratica concretamente le nostre idee e coinvolgere più persone possibili senza fare distinzione tra chi fosse punk e non lo fosse. Lavoravamo duramente, giorno e notte, condividevamo il nostro spazio, la nostra attrezzatura senza farci un soldo. Volevamo che più gente possibile iniziasse a fare fanzine e nuove band. Tutto quello che era la nostra musica era la nostra vita quotidiana, questo per noi era il significato del punk: la possibilità di sviluppare la nostra creatività per poter vivere meglio con gli altri. Questo era lo scopo del Huize Schoonderloo, cercare un’ alternativa concreta alle vita imposta dalle istituzioni.14 lp

Nel febbraio del 1980 uscì il nostro LP Red Attack, era la prima volta che nei Paesi Bassi una band pubblicava un disco punk autoprodotto, qualcosa di cui essere orgogliosi. Registrammo l’album al Backlash Studio di Rotterdam. La maggior parte delle tracce uscirono alla prima take e in un paio di giorni avevamo finito. Martin che ci registrò voleva mixare tutto, equalizzare i suoni e mettere l’effetto eco. Noi non avevamo mai usato un mixer in sala prove e avevamo registrato tutti i nostri singoli sempre con un registratore a due tracce. Ci rifiutammo categoricamente di fare qualsiasi intervento sulle registrazioni e ci assicurammo che Frank non lo facesse di nascosto. Ecco il segreto del famoso suono “scatola di cartone” di Red Attack, è semplicemente il risultato della nostra ignoranza, ma suona alla grande. Vendemmo 2500 dischi e ogni disco non doveva essere pagato più di di ƒ12.50. La musica è di tutti e non deve essere monopolio dalle case discografiche. Huize Schoonderloo stava diventando sempre più un luogo di pellegrinaggio, sia nel bene che in male. Nel corso degli anni passarono centinaia di punk e artisti da tutta europa. Abbiamo ospitato molti rifugiati, attivisti, e antimilitaristi la nostra posizione col porto di Rotterdam sotto casa era strategica. Le nostre linee telefoniche erano controllate dalla polizia e dal Servizio Segreto olandese BVD: sospettavano un nostro collegamento diretto con le il Rood Verzetsfront (Red Resistance Front), l’equivalente olandese del tedesco Rote Armee Fraktion RAF. C’era da mangiare per tutti, ma non sempre passava gente a posto. Alcuni punk olandesi erano invidiosi e diffusero la voce che i Rondos erano sponsorizzati dal partito comunista olandese. Ovviamente era tutto una calunnia e solo gelosia per quello che stavamo facendo, molti di loro avevano ambizioni e volevano fare strada nel mondo della musica e dell’arte. Dopo un pò la nostra casa divenne sempre più come una sorta di centro sociale: la gente suonava il campanello, entrava, si buttava sui nostri divani, a guardare la TV e svuotava il frigorifero. Alla fine abbiamo dovuto cacciare tutti.15 raket_11-geenwokro

Poi arrivò il 30 aprile 1980, andammo ad Amsterdam per manifestare contro l’incoronazione delle regina Beatrice. Le provocazioni della polizia innescarono una furiosa battaglia per le strade, noi eravamo li in prima linea a lanciare sassi contro la squadra anti-sommossa. Tutto quello che accadde fu studiato a tavolino per causare delle reazioni violente dei manifestanti. Il giorno dopo, il 1° maggio, ci siamo esibiti al Kaasee nella serata Art in Revolution e BVD. Il pubblico era pronto per un’ora di salti e rimbalzi, noi però avevamo cambiato stile e composto una nuova serie di canzoni scure impossibili da ballare. Ci fu chi apprezzò ma la maggior parte ci fischiò e contestò.


Ci rendevamo conto che molta gente voleva farci diventare i frontman della scena punk col tempo diventata sempre più un’accozzaglia di sempliciotti in cerca di notorietà. Man mano le persone se ne andarono dall’Huize Schoonderloo, verso una vita normale, il Kaasee fu raso al suolo e la scena punk di Rotterdam crollò come un castello di carte. Q
uindi dopo un viaggio nei paesi baschi tra montagne e boschi decidemmo di sciogliere i Rondos e chiudere Raket. Quello che era stato per noi il Punk non c’era più, chiudemmo Raket con lo slogan il punk è morto viva la resistenza. In seguito non abbiamo mai pensato di rimettere in piedi il gruppo e neanche di fare una nuova band con un nuovo nome, i Rondos erano storia. Amen.

– Johannes van de Weert , Amsterdam 2009

discografia:
Rondos / Railbirds

7” EP, 33 rpm — King Kong Records april 1979

Rondos / Terminal City / Railbirds / Bunker
2x 7” EP, 33 rpm — King Kong Records juli 1979

16 rondos-studioRondos – Red Attack
LP, 33 rpm — King Kong Records, februari 1980

Rondos – Fight back!
7” EP, 33/45 rpm — King Kong Records ,sept. 1980

Rondos – Destroy The Entertainment

2 LP King Kong Records 2009

 

(Approfondimento uscito su Sotto Terra Rock Zine numero 6. luglio 2016)

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