Gli Hunches fecero in qualche modo parte della nuova ondata del garage revival degli anni Zero ma nei loro dischi non c’è la minima traccia di revival. Provenivano da Portland, Oregon e la loro musica è stata la più affascinante, caotica, devastata e delirante realtà weirdo-punk-garage-noise dell’inizio del nuovo millennio. Seppero mischiare a puntino tutto il peggio del peggio e portarono all’estremo il modo di suonare i generi di cui sopra seppellendo una volta per tutte il cadavere in decomposizione del r’n’r. Nei loro dischi c’è di tutto: dall’omaggio al rock più sudicio e delinquenziale al proto-punk più folle e dissonante alla devianza post-punk fino a giungere a momenti di violenza nowave senza ne capo e ne coda. Tutta questa spazzatura è tenuta insieme però quando meno te l’aspetti da giri di chitarra e melodie minimali blues sognanti che ti riportano direttamente dritto nella pancia della mamma, quando sentivi quello che c’era fuori ovattato e lontano. Musica senza tempo che è sempre esistita è che sempre esisterà, gli Hunches non ci sono più e per fortuna non si riformeranno mai, ma la newyorkese Almost Ready Records il settembre scorso, ha fatto uscire un 7” contenente due tracce degli esordi, che catturano al meglio la potenza distruttiva e degenerata di questo gruppo sconosciuto alle masse ma vero e proprio culto per i reietti e disadattati che non leggono le insegne luminose.
ascolta qui: https://the-hunches.bandcamp.com/album/youll-never-get-away-with-my-heart
(recensione uscita su Sotto Terra Rock Zine numero 4. febbraio 2016)
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