Ciao Pat Pend. Che fai nella vita ?
Ciao Luca e grazie dell’ospitalità! Per vivere mi dedico all’agricoltura, ho una piccola azienda agricola in perenne equilibrio sul precipizio ma ho la possibilità di fare un po’ come mi pare e di questi tempi mi sembra davvero una cosa molto preziosa e mi lascia sufficiente spazio per le mie attività extra. Ho il pallino delle arti e quando ne ho l’opportunità mi ci immergo!
Di dove sei e quando hai iniziato a essere un one man band ? Prima di Pat Pend, hai suonato in altri gruppi? Parlami del perchè e per come hai deciso di iniziare ad essere Pat Pend, insomma raccontami la tua storia.
Nato, cresciuto e probabilmente ci creperò anche, nelle vicinanze di Perugia, aperta campagna, collina, ottima visuale, la provincia della provincia! Sono sardo/umbro. Sicuramente una capoccia dura. Pat ha cominciato a manifestarsi in modo convinto agli inizi degli anni 2000 anche se è stato con me praticamente da sempre. Si potrebbe dire che ho cominciato per conto mio perchè ero troppo giovane e vivevo isolato e soprattutto ero troppo scarso per suonare in compagnia, se escludiamo il primo gruppo, Horripilants (di nome e di fatto) messo in piedi con due amici scarsi quanto me, il primo vero gruppo sono stati gli Hate is Dead all’inizio dei 90′. Li vidi in concerto durante una battle of the bands al Norman, una meravigliosa topaia poco lontano da Pg dove ho passato dei giovedì e dei sabato incredibili almeno fino al 95, ora non esiste più. Comunque insomma il gruppo mi folgorò! Avevano questo approccio dark new wave ma piuttosto acido, psichedelico, amore al primo incontro! Il bassista veniva dagli X Offender e il batterista dagli Aidons la Norvege, due band che hanno avuto anche una certa risonanza in Italia ai tempi, il chitarrista veniva da altre bands che non saprei dirti ma era davvero forte! Misi in atto la tattica di accerchiamento e per un caso fortuito mi ritrovai a lavorare con il batterista, che riconobbi al volo e che ne rimase piuttosto stupito anche se lusingato, così, visto che il lavoro era meccanicamente noioso, dovevamo contare tutte le copie dei quotidiani nazionali resi dalle edicole, lo ubriacai di chiacchiere al punto che mi fecero fare un provino! Siccome ero ancora parecchio scarso mi proposi come cantante e all’occorrenza scimmia da palco. Roba facile! Siamo stati insieme fino allo scioglimento e per me è stata una buona scuola, Andrea doveva trasferirsi negli USA per studio….un anno e mezzo fantastico, gliene sarò sempre grato! Visto che la voglia non mancava e il chitarrista non c’era mi sono deciso a far sentire quel che ero capace di fare, la sezione
ritmica era in mano a Marco e Marcello degli X Offender e io potevo permettermi tutto quel che volevo, una sezione ritmica efficace è tutto! Da questo punto però è iniziata tutta una girandola di gruppi nati, cresciuti e morti in cantina, salvo rarissime eccezioni, anzi direi che alcuni non sono manco cresciuti, sono solo nati e morti. Bees in Threes, Spora, Soyuz, Pecore Elettriche, direi roba più che sotterranea proprio sprofondata. Nel frattempo continuavo a fare i miei esperimenti da cameretta, cose piuttosto stravaganti e non sense, assemblando suoni di elettrodomestici e strumenti musicali e un po’ tutto quello che generasse un qualche tipo di suono. L’ultima band di cui ho fatto parte è stata la PSA produzioni serrina alta, una manica di fusi pieni di passione ma potentemente inconcludenti da un certo punto di vista, compreso io. Ci siamo ritrovati durante i corsi di pittura all’Accademia di Belle Arti e mettere in piedi una band ci è sembrata la cosa migliore da fare, abbiamo raggiunto anche il numero di sette elementi e, insomma, mettere insieme sette capocce che vanno ognuna per conto suo non è stato facile, tantopiù che alcuni erano anche più non musicisti degli altri. Avventurosi direi. Tuttavia a cavallo tra i 90′ e i 2000 abbiamo fatto un bel po’ di concerti in giro, soprattutto in Umbria, più che altro dei baccanali e non lo dico in senso dispregiativo! nelle migliori occasioni eravamo una fantastica simulazione del rumore di una lavatrice o di un trattore. L’intenzione era melodica ma era spesso preda della follia e incrostata di sporcizia! La band è andata avanti forse fino al 2003 poi basta, era nell’aria ed era giusto, meglio stoppare. Credo che il meglio sia venuto dopo per tutti. Siamo tuttora molto amici e se capita è subito rimpatriata! tre anni fa abbiamo fatto una reunion in occasione di un concerto delle Radiolari (due settimi della PSA) nel locale dove hai suonato anche tu a Foligno, purtroppo sembrerebbe che proprio quella sera vennero a fare un controllo dei decibel e la precedente gestione si beccò una multa di 2500 euro….Non l’abbiamo fatto più e se fosse vero mi dispiace ragazzi! Conservo in archivio una valanga di registrazioni più o meno di tutti i gruppi in cui ho suonato, tranne che degli horripilants che in fondo è meglio così, e gli esperimenti solitari che però non ascolto mai. Pat Pend è nato come parentesi dall’attività della PSA e per qualche anno è rimasto un puro progetto da laboratorio, le prime cose sono molto diverse da quelle attuali, ho accumulato un bel po’ di materiale che sta li a prendere la muffa, poi è venuto allo scoperto verso il 2005 e per un periodo è stato della partita anche il Signor Frenk, già bassista nella PSA e fresco di fuoriuscita da Radiolari, poi ci siamo mandati a cagare, poi siamo tornati insieme, poi solo ogni tanto…il Primitivo! Frenetico!! Selvatico!!! Cinga Cinga fatto nel classico modo one man band esiste da sette anni più o meno, considerando che i cicli vitali vanno di sette in sette non è escluso che fra un po’ cambi aspetto di nuovo.
E’ appena uscito “Bivio”, il tuo nuovo disco. Raccontami come è nato, come è stato registrato, per chi è uscito e ovviamente come si fa ad averlo.
Bivio è il primo lavoro lungo che pubblico, avevo voglia di confrontarmi con una cosa del genere e avevo pezzi a sufficienza per poterlo fare, ho scelto tra quelli che potevano stare meglio tra di loro e aiutato dalle cattive giornate in cui lavorare nel mio ufficio a cielo aperto non è possibile, mi sono rifugiato in cantina e ho cominciato a registrarlo. Volevo un disco vario, che fosse una sorta di punto della situazione ma non necessariamente un disco One man band. Ho messo in piedi una band fantasma, nel senso che non esiste, faccio tutto da solo, e nel mezzo del bivio si sono dati appuntamento una one man band, un duo, un trio, un quartetto e anche un quintetto e si sono messi a chiacchierare dei loro problemi esistenziali. In fondo considero la registrazione una buona opportunità per fissare tutte quelle cose che una one man band dal vivo non può permettersi di fare e onestamente credo che un disco di 40 minuti in salsa monobanda potrebbe rivelarsi anche una bella rottura di coglioni, anche se sei il Segovia dei monobanda o forse proprio per quello. Di sicuro non volevo un disco di 40 minuti che dopo i primi dieci tende a diventare un tutt’uno con la carta da parati! Dal vivo il discorso è diverso, entrano in gioco l’immagine, la presenza, la fisicità…ma su disco la dimensione più azzeccata per una one man band pura per me è il singolo o l’ep a meno che non si condisce la minestra con qualche odore in più. E’ una mia opinione naturalmente, ognuno ha il diritto e il dovere di fare un po’ come gli pare e tuttavia sono piuttosto elastico nelle mie opinioni e domani potrei già pensarla diversamente. Il disco è uscito per Sob! records, una piccola etichetta appena nata che si propone di celebrare unioni tra il mondo sotterraneo della musica e quello del fumetto, con queste cose in effetti uno come me ci va a nozze! Marco della Sob! è un amico, mi ha proposto di farlo con lui, ho accettato ed è stata la prima volta che mi sono staccato un po’ dal mio regime Do it yourself, abbiamo coinvolto nell’operazione Freddie di Dead Music che è un amico pure lui e che si è subito interessato e abbiamo mandato in porto la faccenda. Potete trovare Bivio ai concerti miei o agli eventi che organizza Freddie o scrivendo a Sob! records che trovate anche su Facebook. Per il momento, per vedere, ne sono state stampate 100 copie, sicuramente un bene visto che si paga un po’ il prezzo dell’inesperienza, ma il disco suona davvero molto bene. Grazie Sob! e Dead Music!!! Supportate il lato oscuro della musica italiana!
Io ho anche un tuo 7” e una tua autoproduzione con disegno bellissimo in una copertina cucita a mano che mi desti ai tempi. Parlami delle uscite precedenti.
Bivio è il primo lavoro lungo da parte mia e il quinto lavoro che gode di una certa forma di ufficialità, tutti i precedenti lavori li ho fatti circolare via PSA produzioni serrina alta, che è la mia personale etichettina fantasma, distribuiti per la maggior parte come souvenir ai concerti, parliamo comunque di tirature piuttosto limitate. Escludendo il 7 pollici che ho dovuto far realizzare da una fabbrica, gli altri, tutti cd e tutti terminati, li ho realizzati da me sotto tutti gli aspetti eccetto i disegni, e stampati chiedendo a volte aiuto ad amici che possiedono stampanti migliori della mia. I disegni del primo e del terzo (quello cucito) sono miei. Di questo disco ne ho realizzate anche 17 copie con copertine disegnate a mano e tutte diverse prima di arrivare al disegno definitivo che è quello che hai tu, comunque è il disco che ha goduto di più tirature, tutte con variazioni grafiche evidenti. Alla fine ne avrò spacciati almeno un’ottantina! Il secondo e il quinto sono disegni di Misterbad (che è Marco della Sob!) il quarto ha un disegno tuo. Musicalmente sono tutti dei punti della situazione e sono varii, più o meno incazzati a seconda del momento, il primo (da Ussucussaville vol.0) è un punto di passaggio tra l’avventura con il Signor Frenk e la successiva impresa in solitaria…è suonato tutto da me ma contiene alcuni brani che eseguivamo in duo, è ancora presente Robottino, che era la nostra fantastica batteria elettronica e che al momento è in visita dai parenti, in orbita dalle parti di alpha centauri. Il secondo e il quarto ( da Ussucussaville vol.1 e La fine del 2014) sono lavori One man band a tutti gli effetti e sono ep. Il terzo è una via di mezzo tra il primo e il quinto e il secondo e il quarto, di conseguenza il quinto è per concezione simile al primo e al terzo e chiude il ciclo facendo una specie di riassunto.
Come funziona in sala prove, la fase creativa e la composizione ?
Ho questo sottoscala che ho attrezzato al meglio delle mie possibilità, vivendo in campagna posso permettermi il lusso di fare tutto il casino che voglio quando mi gira il pallino, non rompo le scatole a nessuno eccetto forse a mia madre che fa un enorme sforzo per dissimulare ma credo che consideri la mia espressività rumore bell’e buono! Comunque quando accendo l’ampli, soprattutto d’estate che mi tocca suonare con la porta aperta sennò faccio la sauna, il suono si diffonde per tutta la vallata e le colline limitrofe e faccio capire a tutti che non sono ancora morto! ahahahaha! Non ho un metodo preciso per i brani, inseguo la mia idea di canzone e pur di raggiungerla mi avvalgo di qualsiasi espediente. Può nascere da un cazzeggio disinteressato o da una frase che suona bene o da un giro che mi passa per la testa. Il mio interesse sono le strutture e le forme. Aperta la parentesi, svolgimento del brano, chiusa la parentesi, poche note, poche storie, pochi cazzi! Con le parole ci perdo parecchio tempo, non sempre vengono alla prima e non sempre mi piace il risultato anche se suona bene, uso la lingua italiana e l’intenzione è di far suonare l’insieme come se fosse del tutto naturale cantarlo in questa lingua magari cercando di dire qualcosa di sensato ma non è una priorità.
Che metodo usi per registrare ?
All’inizio usavo un registratore a cassette di quelli per registrare le lezioni in classe, roba anni 80′, registravo una traccia e poi ci suonavo sopra. Quando ne ho avuti due ho sperimentato la meravigliosa sensazione di essere in tre e da li è iniziata l’avventura…sovrapponevo strati su strati fino a rendere il tutto una poltiglia sonora disgustosa e degradata. Ho avuto per le mani anche un Fostex otto tracce a cassetta…adesso uso uno Zoom R16 digitale e un set di microfoni che farebbe ridere i polli ma i microfoni costano cari e mi vanno benissimo questi finchè durano. Di solito registro in presa diretta la parte one man bad, poi inserisco gli interventi degli altri strumenti…Non credo di utilizzare metodi di registrazione e di mix ortodossi, mi fido molto delle orecchie però alla fine dei conti il suono esce proprio come dico io e questo ultimo lavoro mi soddisfa parecchio da questo punto di vista. Ancora non si è lamentato nessuno almeno…non so se per delicatezza o che altro!
Dai vari dischi che hai fatto ma soprattuto dall’ultimo si percepisce che sei un grande appassionato di musica r’n’r un po’ a 360 gradi. Che tipo di musica ascolti adesso e quella che hai ascoltato in passato ?
Grazie Luca, mi fa piacere che si percepisca perchè è proprio una cosa che volevo si sentisse. Diciamo che la musica R’n’R nel senso più ampio del genere, è quella che ho ascoltato di più negli ultimi 30 anni, ascolto anche altri generi, sono onnivoro anche se un po’ schizzinoso. Cerco di tenere le orecchie aperte. Mi torna utile tutto.
Che gruppi ti piacciono italiani e stranieri di ieri e di adesso ?
Sono molto legato ai dischi dei miei genitori, la musica della mia infanzia, i gloriosi anni 60 e non necessariamente quelli più oscuri…mi faccio delle compilations che ascolto più che altro durante l’estate dove puoi trovare Remo Germani vicino ai Giganti e Little Tony a braccetto con Assuero Verdelli e il suo Complesso e Mike Liddle e gli Atomi insieme ai Grandi che fanno il Surf, che naturalmente di Surf non hanno neanche il costume da bagno ma è uguale…a volte giro per i mercatini dell’usato per cercare questa roba, poco prezzo tanta soddisfazione. Negazione e Indigesti sono i primi due dischi comprati per posta, negli anni 80′, quando scartai il pacchetto di TVOR ci trovai dentro poster e flyers ed ebbi un’idea più chiara che li sotto c’era tutto un mondo a me sconosciuto che fino a quel momento avevo intravisto solo su qualche rivista, solo che accadeva un po’ troppo lontano da casa mia…mi organizzai in proprio! Lo stesso mi successe con i Morlocks, presi questo disco di questo gruppo spuntato dal nulla ma con questa copertina strepitosa, per un paio d’anni ho seriamente creduto che avessero stampato una sola copia e che ce l’avessi proprio io. Velvet Underground sono probabilmente il mio gruppo preferito di sempre, in seconda posizione ci sono Cramps, Link Wray, Gun Club, Stooges…etc. etc. la seconda posizione abbonda di gruppi.Tra le ultime cose ho apprezzato the Ausmuteants e Archie and the Bunkers e Lucifer Sam, mi piacciono molto anche i gruppi madre di questo progetto estemporaneo e Tony Borlotti e i suoi Flauers hanno la capacità di riportarmi indietro nel tempo e li vedrei volentieri a Sanremo se Sanremo fosse ancora quello di quella volta, me lo dovrebbero dire per tempo però perchè ormai non seguo più il festival e rischierei di perdermeli. Per quanto riguarda l’Italia devo dire che la cosa bella è che con molti gruppi sono entrato in contatto veramente, cosa che non mi sarei mai immaginato all’inizio, ci ho suonato insieme, ci scambiamo i rispettivi lavori, trovo che ci sia un bel fremito lungo lo stivale e molta varietà…la lista è lunga e farei torto a molti, di preferenza punto su quelli che seguono una personale via alla faccenda quale che sia il genere di riferimento, se poi ci riescono nella loro lingua madre la cosa si fa anche più interessante. Una citazione particolare se la merita Bellyhole Freak che ha addirittura saltato a pié pari il concetto di lingua e se n’è inventato una personale, forse non dice nulla ma lo fa con energia o piuttosto comunica proprio quel che c’è da comunicare senza le pastoie del significato delle parole. Non ci sono fraintendimenti.
Vivi abbastanza fuori dai circuiti, se così possiamo chiamarli, e quindi ti farai un bel mazzo per andare in giro a suonare. Ti aiuta qualcuno, fai tutto da solo, chi fa da se fa per tre? Meglio soli che malaccompagnati? Autoproduzione per necessità o per amore? Come la vedi?
Sono fuori dai circuiti e mi tengo abbastanza alla larga dalle conventicole, c’è sempre in ballo qualche cosa che alla fine con la musica non c’entra niente e a me interessa la musica. In verità di mazzo non me ne faccio molto anche perchè giro abbastanza poco, il mazzo semmai mi tocca farmelo nella mia vita normale anche se fortunatamente con periodi di maggiore e minore intensità, non ho molto tempo da dedicare ai concerti anche se mi piacerebbe e se poi parte di quel tempo lo devo sprecare per mandare e-mail a gente che spesso manco risponde….Una volta ci tenevo di più, mi ci impegnavo e ci restavo pure male, ora mi sono un po’ stancato di questa cosa, mi concentro sulla musica e se salta fuori qualche occasione faccio in modo di non lasciarla scappare. Naturalmente sto qui e in genere rispondo alle e-mail, anche a quelle con proposte discutibili, magari a quelle rispondo male o con sarcasmo. Direi che ormai dopo essere partito come un ingenuo grezzotto di campagna, aver sorvolato le lande delle giovani promesse, planato dalla sera alla mattina sui territori delle promesse mancate, sono atterrato sul mio odierno status di povero stronzo, simile a quello di partenza solo più vecchio e con qualche traccia sparpagliata lungo il percorso di cui si sono accorti in pochi, ma sono libero e padrone delle mie scelte. Largo alla gioventù! Succede però che a volte da una chiamata nascano dei piccoli giri e se posso non mi tiro indietro…quest’anno ho ricevuto molte richieste, molte rispetto al mio solito e, siccome l’annata agraria è stata un disastro e mi sono trovato a non combinare niente, ho caricato strumenti e famiglia e ce ne siamo andati un po’ a spasso. E’ stato fantastico! Mi fosse capitato dieci o quindici anni fa. Di solito se mi capita di suonare nelle vicinanze faccio toccata e fuga, se capita lontano allora cerco di mettere insieme almeno tre date consecutive contattando amici, musicisti, locali…o in questo caso dovrei dire stressando. Sicuramente essere una One Man Band ha il pregio che se ti gira prendi e parti, non devi metterti daccordo con nessuno, dipende tutto da te e io proprio per natura mi trovo meglio a fare le cose per conto mio. A volte se ne abbiamo la possibilità, carico il Signor Frenk e la sua scatoletta spaccamarroni (che è poco ingombrante) e ci facciamo una rimpatriata! L’autoproduzione è stata una necessità, ho i miei tempi e mi piace appunto fare a modo mio e vale un po’ lo stesso discorso delle e-mail dei concerti…io faccio una cosa a cui tengo, se ci tengo solo io bene! La faccio da me, per me. E poi ora, con il web trovo che le possibilità siano maggiori anche se vivi lontano dai luoghi dove avvengono le cose. Per uno che non segue ne la moda ne il mercato e vuol fare come gli pare direi che è una buona vetrina. Da qui, l’autoproduzione è divenuta quindi una scelta…non escludo mai niente a priori ma in questo modo ho il controllo di tutto e mi sembra di avere risultati più soddisfacenti. E poi almeno stavolta una piccola concessione l’ho fatta.
Durante i concerti indossi un costume tipo Diabolik, me ne vuoi parlare…come hai avuto l’idea e perchè?
Al centro c’è sempre la musica, la priorità è per quello che voglio far sentire e non per la mia faccia. Quando ho cominciato l’avventura volevo un’immagine anonima, priva di connotati, quasi che tutti all’occorrenza potessero immedesimarsi al meglio in questa specie di insetto nero che si agita mentre suona, dal punto di vista scenico mi pare che funzioni, ha un carattere teatrale… accarezzavo l’idea che tutti possono essere Pat Pend, basta mettersi un passamontagna nero e degli occhiali da sole! Trattando poi argomenti che hanno a che fare in genere con moti interiori e stati d’animo comuni un po’ a tutti, almeno nelle intenzioni, quelle robe che ti passano per la testa di notte quando non riesci a dormire, mi dicevo che è possibile che l’uomo nero sia parte di tutti noi. Alla fine quest’immagine mi sa che mi ha caratterizzato anche troppo e forse non sono più così sicuro delle mozioni iniziali, è diventato un personaggio indipendente che però è riuscito a far sparire me! Già è qualcosa!! Pat Pend è quel coglione che ha preso il mio posto! Il passamontagna ha una storia molto pratica e banale alle spalle…è stata una combinazione trovarmelo in testa mentre avevo una chitarra appesa al collo, il ragionamento sull’immagine è nato da li ma la verità è che in novembre, quando si raccolgono le olive, spesso e volentieri tira la tramontana e il passamontagna è indispensabile!
Parlami dei concerti, credo sia quella la tua dimensione naturale, quando suoni come ti senti e che succede ?
I concerti sono la ricompensa per il lavoro svolto in sala prove che mi piace altrettanto anche se è un’altra faccenda e il pubblico è insostituibile. Il top sarebbe invitare il pubblico direttamente in sala prove, fare un localino sotto casa come i ragazzi dello spectre non sarebbe un’ideaccia. A volte è davvero divertente, tu parti già gasato, il pubblico si gasa, tu ti gasi ancora di più e così via…i concerti sono il mio giorno di festa, taglio gli ormeggi!!! Non è sempre uguale, dipende anche dai posti, siccome non mi faccio troppi problemi e suono dove capita secondo la filosofia del chi c’è c’è, mi è anche successo di suonare in posti dove si aspettavano uno con la fisarmonica e vedendo me ci sono rimasti un po’ male, o in circoli di anziani più punk dei punk con i quali si sono fatte le 4 di mattina. A volte la gente rimane un po’ intimidita dall’aspetto che ho ma nei casi migliori si rilassa e si diverte appena capisce che dietro la scorza nera alberga un cazzone! Ecco, se mi riesce tra maggio e giugno vorrei girare un po’, quelli sono periodi abbastanza tranquilli! Vediamo.
Hai qualche aneddoto particolare legato a qualche giro che vuoi raccontarmi ?
Ce ne sono diversi, il fatto è che quando ti mescoli con le persone è impossibile che non capiti qualcosa da ricordare, anche di semplice. Dalle situazioni do it yourself dove non c’è niente e devi inventarti un modo per sfangare la serata alle persone che , ubriache marce, salgono sul palco e poi ti vengono ad abbracciare ma non si reggono in piedi e fanno cadere pure te che sei l’unico che suona e perciò finisce tutto, al signore attempato che ti viene a stringere la mano perchè magari hai suonato un pezzo di Fred Bongusto che non se l’aspettava nel bel mezzo del casino ma si rende conto che forse l’hai fatto proprio per lui perchè sei un ruffiano e vuoi che partecipino tutti nel bene e nel male…scazzottate da saloon, sedie che volano….cose abbastanza incredibili a volte! Signore di una certa età che si mettono a fare lo streap tease e provano a toccarti il pacco! Il primo concerto fuori regione l’ho fatto nel 93′ a Carpineto Romano, me ne venivo da una vacanza che si era protratta per due mesi sulle Dolomiti e non avevamo più provato da allora, manco ci pensavo. Non ho fatto altro che scendere da un’ auto, prendere la chitarra e l’ampli e salire su un’altra! Cazzo! mi sentivo una specie di rockstar, Carpineto Romano!!! Mai sentito nominare prima ma il batterista del gruppo ricordo che era di quelle parti. Facemmo le prove nel locale caldaie degli impianti sportivi , praticamente uno sopra l’altro e dopo due o tre pezzi convenimmo che era sufficiente. Quando salimmo sul palco eravamo un concentrato di energia, emozione, presunzione e sempliciotteria, tanto che al soundcheck mandammo a cagare il fonico, eravamo in quel periodo in cui non si va daccordo coi fonici e credo che chiunque abbia mai suonato dal vivo ci sia passato. Fatto sta lui fece altrettanto e così facemmo una regolazione a gusto nostro direttamente dal palco! Il suono era una vera merda ma ci muovevamo in modo fichissimo! Adulti, vecchi e bambini sono piombati nello sconcerto, noi volavamo a due metri da terra imperturbabili e gloriosi, più uno di palco fanno tre! La mia chitarra suonava come se una gigantesca zanzara aleggiasse sopra il parco, la batteria era emozionante, il bassista era un tipo di una quindicina di anni più grande di tutti noi e fisicamente saldato al suo amplificatore suonava con la tipica faccia di quello che si domanda ma chi cazzo me lo ha fatto fare e il cantante boh! torturava la chitarra e tentava di dare credibilità all’insieme! Alla fine del concerto il pubblico si era spontaneamente diviso in due distinte fazioni; da una parte un gruppo che aveva apprezzato il coraggio nonostante tutto e dall’altra un altro gruppo più consistente che non vedeva l’ora di metterci le mani addosso. Cazzo, non ci siamo neanche bevuti una birra dopo, abbiamo caricato le nostre quattro cazzate e ce ne siamo tornati a casa di corsa! Quello è stato il primo concerto fuori regione e l’ultimo con quella band.
Ringraziamenti e saluti ?
Ma naturalmente grazie a te per questa fantastica opportunità! Spero di non averti annoiato e lo spero anche per quelli che seguono il tuo blog! Non mi capita spesso, anzi direi quasi mai, ho approfittato alla grande, mi sono sfogato ahahahaha è che ho un mucchio di storielle e di cose che mi frullano in testa e mia moglie si è rotta le palle di sentirmi! E grazie a tutti quelli che mi supportano e sopportano e continuano o intendono avere un po’ di curiosità per le cose che accadono, anche se non ne parla nessuno e la maggior parte delle persone non se ne accorge! Continuate ad essere curiosi, coltivate la vostra curiosità! Grazie!
Fatti una domanda e datti una risposta.
C’è qualcosa che vorresti aggiungere a questa bibbia che hai tirato giù? Certamente! Go go go!!!