Maledetto black friday, di MARIO BIANCHI (massimo esperto in comunicazione musicale punk dell’universo)

Maledetto black friday, si è messo di traverso proprio quando il ritorno del vinile -Disco, si dice disco: il cd è un cd, il disco è un disco, un album può essere sia su disco che su cd, se pubblichi un 7″ non devi specificare di cos’è fatto-.alien

Stavamo dicendo; maledetto il black friday e Amazon che hanno fatto andare in rosso i bilanci delle etichette e dei piccoli commercianti, e dannato sia Spotify causa di morte della musica tutta.

Davvero: non capisco perché dobbiamo continuare a raccontarcela. Ormai gli appassionati di musica, quelli che ascoltano la musica tratta qui, in Italia si conosco quasi per nome.

Dire che la causa morte della musica e delle etichette indipendenti sia Spotify o Amazon è come dire che un novantenne è morto d’influenza, non sarebbe più sensato dire: è morto di vecchiaia?punk-4

O forse è morto di noia, proprio come la musica che amiamo e che vogliamo cristallizzare in una forma storica ormai sorpassata.

Nulla di male, non è un crimine essere passatisti, molti considerano i completi di Oscar Giannino esempio di gran stile, ma lo stesso credo che sia cosciente di essere ridicolo e fuori dal tempo e non credo giri predicando le sue verità in campo stilistico.

Il mio contestabile parere (acquisto dischi e cd in ogni dove e di ogni genere dalle medie, con frequenti picchi di due o tre a settimana) è che i negozi di dischi siano chiusi perché i clienti sono invecchiatati e quello che dovevano comprare già l’anno comprato, chiaro che comprano ancora ma di sicuro non lo fanno con frequenza adolescenziale, come altro del resto.cf.gif

Poi se vogliamo essere onesti, e sento farne gli elogi ora che anche loro sono in via d’estinzione, non abbiamo tutti pugnalato il negoziante di fiducia facendo acquisti nei noti grandi magazzini di elettronica e ordinando dirittamente, per noi e i nostri amici, da etichette che ci facevano impazzire?

Prima di Spotify e Amazon non hanno contribuito le stesse etichette, come Eva di FGL o la Not Now, alla distruzione del mercato stampando edizioni economicissime nel tentativo di raschiare il piatto?

Molti musicisti impazziscono per Netflix, o scaricano gratuitamente, non importa dell’ecatombe di videonoleggi, non è un campo che li riguarda quindi va bene così, la fame altrove non si vede.

A mio avviso la forma perfetta, pura, della musica e dei film è proprio questa: pagamento on demand.

Capire che si paga la musica, anche se è intangibile.poster-3

Dovreste capirlo anche quando acquistate il celebre “vinile”, ma probabilmente siete come quei cercatori d’oro che dovevano azzannare la pepita per capire se era tale, non vi bastano occhi e orecchie per capirlo.

Si fa un gran parlare di D.I.Y.: cosa c’è di meglio di registrare e caricare tutto in internet rendendo la vostra arte disponibile a tutti?

No, non moriranno le etichette: in un marasma di uscite digitali, che per questioni d’economicità saranno superiore a quelle fisiche, serviranno le etichette che con gusto e credibilità aiutino l’ascoltatore ad indirizzare i propri ascolti.

No, non finiranno i concerti, perché se l’artista funziona la gente lo vorrà vedere del vivo, in questo contesto si creerà l’aggregazione che tutti decantano e non chiuderanno le stamperie perché i fun vorranno comunque un oggetto tangibile dell’artista che amano.poster7

Però se i sedicenni non vengono ai vostri concerti non tediateli, è un linguaggio non loro, come l’opera non vi appartiene, per favore, basta con il nazismo culturale e la pretesa superiorità intellettuale dell’artista.

Anche il trito discorso: perché i baristi vengono pagati e se io suono in un bar no? Non è un arcano così irrisolvibile: se il barista fa cadere cadere sistematicamente i bicchieri o serve bevande non richieste viene licenziato, no?

Ognuno ha il diritto di esprimersi nelle forme e nei modi che ritiene più opportuni, il pubblico ha diritto di ignorarlo.

Non fate quelli che per attirare l’attenzione picchiano sulla spalla o tirano la maglietta, non fate gli ammaestratori culturali.

casaRitornando al discorso 7”, sento gruppi che dicono: se non stampo “il vinile” il pubblico non compra nulla.

Spero che il vostro pubblico abbia a casa il meccanismo per farne un orologio, la copertina gli piaccia a tal punto d’appenderlo alla parete, perché non credo farà più di due giri sul piatto.

Un pubblico onesto a cui siete piaciuti sarebbe disposto a pagare lo stesso anche per un CD-R, ovvio che il disco è più bello, ma se non è un cliente di Amazon dovrebbe sapere anche cosa significa per una band in termini di costi.

Come direbbe Toffler è in arrivo una nuova ondata: dopo si starà meglio ma ora abbiamo la sfortuna di starci a cavallo.

ASCOLTA: https://destroyorecords.bandcamp.com/album/non-esistiamo

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