Ciao Antonio, che fai nella vita ?
Ciao Luca! Nella vita faccio tante cose… anche a volte apparentemente inconciliabili. Ad esempio qualche minuto fa facevo il neolaureato in giurisprudenza, stavo aggiornando il profilo Linkedin e cercando il modo di evitarmi il limbo del praticantato.
(io sul palco coi Black Lips, evidentemente molti anni prima della nascita di Linkedin)
Quali sono le tue passioni e i tuoi interessi ?
Mi interesso di musica, di arte e cultura, di diritti umani… ultimamente ho preso una fissa unica per il diritto dell’informatica e delle nuove tecnologie. A parte la caciara necessaria per promuovere I S L A N D S, diciamo, faccio tutto in modo discreto.
Parlaci di I S L A N D S. Di che si tratta ?
Islands è un progetto che curo con Emanuele nella nostra città natale, Reggio Calabria, giusto da quando sono andato via per studiare a Bologna. E’ l’ultima arrivata di una serie di avventure nel campo delle autoproduzioni vissute lì… per dirla in altri termini, è molto simile a una specie di sistema idroponico controllato a distanza che ha l’obiettivo di continuare a nutrire lo stesso albero che ci ha formati o, per spiegarmi meglio e rimanere in tema di cose che hanno sempre empatia con gli accendini, potrei forse prendere ad esempio la cerimonia che apre le olimpiadi: mi piace pensare che a un certo punto ci è capitata in mano la torcia… il nostro compito adesso è di correre, di portarla il più avanti possibile.
Quando siete nati e in che zona operate?
Islands nasce nel 2013, assecondando il nostro desiderio di dare un ruolo marginale all’intrattenimento in favore della promozione di eventi che potessero avere a che fare con la cultura e le sotto-culture. Come ti dicevo, dieci anni fa ormai, eravamo un gruppo di adolescenti che organizzava feste di fine anno al liceo, capodanni, cose così. Poi a un certo punto ci siamo ritrovati teodofori! Direi che il nostro campo d’azione è Reggio, anche se in questi anni qualche volta abbiamo usato il format per promuovere eventi in altre città, a Bologna per esempio, tutte quelle volte che si sono presentati day-off di artisti che amiamo o più in generale in altre occasioni irrinunciabili.
Quanti siete? Che cosa siete? Un collettivo… un’associazione o cos’altro ?
Cosa siamo..? Se avessi una divisa piena di stemmi e stelline attaccati mentre lo chiedi, avendo studiato diritto, dovrei risponderti che al momento siamo un’associazione non riconosciuta. Tuttavia questo genere di inquadramento non è davvero adatto o soddisfacente per dare una corretta definizione alla questione… più che altro siamo un’entità, di cui io ed Emanuele siamo ormai materia inscindibile. Lui si occupa da sempre della comunicazione e dell’identità visiva dei nostri eventi, io della parte più manageriale; la direzione artistica nasce dal nostro confronto costante, da un terzo elemento quindi: “Antonuele” o “Emanuelonio”. Poi c’è una serie infinita di amici e collaboratori che di tanto in tanto si uniscono alla massa multiforme che genera la nostra azione. Arianna ad esempio; Flavio, che è il nostro deejay, se non anche il responsabile tecnico nelle serate che richiedono attività più complesse; Ugo, prima che ci lasciasse per mettersi alla ricerca del Caravan Petrol; e ancora Roberta, Daniele, Mia, Jessica, Eliana, Ninni e tanti altri; Carmelo ad esempio, che è un (ex) super promoter che ci ha svezzati, una specie di Padrino, nel senso coppoliano del termine dato che lo chiamiamo ogni volta che c’è da trovare un impianto o un posto, o più in generale cerchiamo di coinvolgerlo sempre, dato che tanto gli dobbiamo, era il gestore del centro culturale più importante della città (un negozio di jeans con al muro attaccato un poster dei DEVO!)… Anche a Bologna la nostra materia si arricchisce di altri e nuovi importanti elementi: due su tutti sono Luigi e Matteo, fondatori dell’etichetta Artetetra (spacca!) e musicisti nei progetti Babau e Tetuan. Sì, per questi motivi (o nelle sentenze dei giudici “p.q.m.”) ti accordo la definizione di “collettivo”.
(dal concerto di Francesco Cavaliere e Dolphins into the Future organizzato con Artetetra in galleria d’arte Portanova12, a Bologna – 2016, ph. Luca Ghedini)
Parlaci di quello che avete fatto in questi anni.
Ad oggi contiamo tre edizioni finite di Islands più diversi spin-off, sia a Reggio che Bologna. Proprio nella città felsinea, un anno fa, anche grazie allo score di Islands, abbiamo avuto l’occasione di curare la direzione artistica e la comunicazione della terza edizione di Imago festival, rassegna di musica elettronica e arti visive che è stata ospitata dal Museo Civico Medievale e dal cimitero della Certosa con il patrocinio del Comune e di Bologna Musei. Tornando ad Islands, questo sabato (il 27 agosto 2016) si chiuderà quest’ultima edizione, la quarta, con il concerto di Oliver Coates, violoncellista londinese della London Contemporary Orchestra che compare nei dischi di Radiohead, Frank Ocean, Mica Levi, Massive Attack, e fa parte dello squadrone di musicisti che seguono in concerto Steve Reich.
(Lorenzo Senni in concerto alla Certosa monumentale di Bologna, allestimento scenico degli Ortographe, per la serata conclusiva di IMAGO3 nel luglio 2015)
Come organizzate e come funzionano le serate/concerti I S L A N D S. ?
Le idee e la programmazione nascono quando siamo fuori… sono un modo per elaborare e veicolare in senso positivo la malinconia del lavoratore o dello studente (terrone se volete) fuorisede lontano da casa. Le nostre talpe a volte creano le condizioni, anche logistiche, perché queste idee possano concretizzarsi. Operando senza reali competitor, oltre che nella ormai strutturale immobilità della città nel campo culturale, il più delle volte riusciamo ad abbattere i costi più alti dovuti alla mancanza di locali attrezzati e alle spese per gli spostamenti degli artisti con la risposta di pubblico ai nostri eventi. Il nostro progetto assume, in questo senso, una vocazione e una (non sempre trascurabile) utilità sociale, per cui cerchiamo di mantenere bassi i prezzi d’accesso se non anche di fare eventi ad ingresso gratuito.
A Che tipo di musica siete interessati ?
Per lo più siamo attratti dalla musica che riesce a sfuggire dalle tradizionali definizioni coniate per catalogare generi musicali. La sperimentazione, persino quella fine a sé stessa, l’ibridazione della componente musicale con altre arti. Questo non implica necessariamente che il resto non ci interessi… sarebbe un po’ come rinnegare il passato, il nostro background rock’n’roll e il fatto che alle feste del liceo che ti dicevo imponevamo ai deejay di passare gli Strokes e i Libertines in mezzo a dj set deep house, il primo sito web creato (e mai pubblicato) con Emanuele ai tempi delle scuole medie, “Rastafari Social Club”, e ancora gli insegnamenti su new wave e industrial ricevuti da Daniele all’Unpop Club, quel poster dei DEVO attaccato all’ingresso del negozio di Carmelo e tante altre cose. Tutto questo, ancora oggi, ci interessa, ma il nostro vero obiettivo è di andarci a prendere ciò che suona più fresco, a prescindere dal contesto di riferimento o dall’etichetta che gli si possa affibbiare. Prima della nascita di Islands abbiamo lavorato parecchio per assicurarci uno spazio in cui poterci esprimere nella libertà più totale… quindi adesso ci godiamo questa specie di comfort-zone.
Come descriveresti le vostre serate ?
Immagino che, dopo tanti anni, per tanti le nostre serate siano un’incognita su cui scommettere ad occhi chiusi. A volte facciamo un po’ di terapia dello shock, nel senso che amiamo spesso spingere la nostra proposta al limite, creare una certa tensione dialettica tra il posto che ci ospita, la comunità e gli artisti. Il più delle volte funziona, nel senso che riusciamo a mettere in piedi delle cose che anche in città ipoteticamente più preparate come Bologna stentano ad avere un seguito.
(Cannibal Movie sulla spiaggia di Lazzaro, Reggio Calabria, 23 agosto 2014)
Quanto seguito avete adesso? Come è cambiato nel corso della vostra attività ?
Ne abbiamo un bel po’, pensa che lo scorso 10 agosto, nonostante fosse previsto un biglietto d’ingresso a 5 euro, poco dopo mezzanotte siamo stati costretti a sgomberare il capannino all’ingresso per motivi di sicurezza. Direi che, anche a prescindere dalla proposta artistica, l’affluenza alle nostre feste varia da un minimo di 150 persone alle 500 per le date paraculo tipo il 10 agosto. E’ che rifiutiamo di fare solo intrattenimento, è una delle condizioni basilari per capire a fondo la nostra attività, un pay-off possibile potrebbe essere “produciamo qualcosa di bello o niente”, così alle volte tocca cercarsi giusto la data paraculo per potersi permettere certe spese di produzione. E’ il nostro unico compromesso.
(Sempre dal concerto dei Cannibal Movie, che non era il 10 di agosto)
Difficoltà e casini vari incontrati in questi anni ?
Le difficoltà più grosse sono sempre legate alla preparazione degli spazi. Avremmo potuto fare di più e meglio se in zona ce ne fosse stato qualcuno attrezzato, ma in questo momento la città dice questo… così volta per volta ci tocca trovare un impianto audio, a volte organizzare il bar, e via dicendo.
Avrete certo degli aneddoti da raccontare, c’è n’è qualcuno in particolare di cui vuoi parlarci?
Tra i ricordi, uno davvero prezioso è della notte in cui vedemmo Aaron e Ben dei Civil Civic arrampicarsi sul tetto de L’Accademia di Lazzaro – sbronzi e stanchi dopo aver viaggiato tutto il giorno, dopo un concerto bellissimo e dopo aver ballato tutta la notte al dj set–, per vedere l’Etna in piena eruzione, era l’estate del 2014. I Civil Civic erano stati per noi negli anni precedenti uno dei gruppi seguiti con più trasporto, è stato indescrivibile vederli così impressionati dal nostro paesaggio.
Ce ne sarebbero davvero tanti altri ma l’aneddoto che viene fuori più spesso in questi giorni è quello legato a Calcutta: un anno fa, a un giorno dal concerto di Mai Mai Mai, quest’ultimo mi chiamò per chiedermi se ci fosse ospitalità per un amico o nel caso se si riuscisse a farlo suonare, anche a rimborso, dato che – di strada verso Reggio da Crotone – sarebbero passati a prenderlo a Cirò Marina dove era in vacanza con l’allora fidanzata… già allora Cutrone era abbastanza sicuro del futuro successo di Edoardo, tanto che mi disse “Ora o mai più”. Conoscevo Calcutta, almeno le hit, se di hit si poteva già allora parlare… e poi Toni è molto legato alle produzioni come la nostra, un tipo senza fronzoli, quindi potendo tranquillamente ospitarli in casa, accettai. Fu allora che sentendo Carmelo , a meno di ventiquattrore dall’evento, gli chiesi di trovare una amplificazione per chitarra e voce, prendendomi una sonora tuonata perché le già difficili condizioni tecniche si stavano ulteriormente complicando a causa delle nostre richieste che, ora dopo ora e Calcutta a parte, si stavano sommando. Fu così che ospitammo Edoardo anche se non fu aperto argomento sulla possibilità di farlo suonare… rimanemmo fino all’alba sul terrazzo di casa mia poi, a chiacchierare di musica e della sorpresa di riuscire a vedere un concerto come quello di Mai Mai Mai in un ambiente apparentemente impenetrabile come Reggio. Non so dire se averlo fatto suonare l’anno scorso, anche alla luce del clamoroso successo di Mainstream, avrebbe potuto accrescere ulteriormente la nostra credibilità in città. La cosa più fica di questa storia è che due settimane dopo Carmelo mi richiamò, per chiedermi che fine avesse fatto quel mio amico che avrebbe dovuto suonare, anche perché l’amp e i microfoni che avevo chiesto erano rimasti tutto il tempo chiusi nel bagagliaio della sua Logan.
(Civil Civic sul palco di Islands – 2014, ph. Daniele Giustra)
Sei rimasto legato a qualche serata in modo particolare ?
Per coincidenze e particolari, una serata memorabile è stata la prima della prima edizione di Islands. L’artwork di quell’anno era stato eccezionalmente curato dall’illustratrice Anna Wanda Gogusey, adesso nel giro di VICE in Francia e di SXSW ad Austin. C’erano i Bronzi sul fronte, vomitanti arcobaleni, in linea con il pay-off della rassegna che era “What If Riace Bronzes Were High on Acids?”. Quella volta barattammo il cachet dei Soviet Soviet con l’identità visiva di Fate, disco che rimane – almeno in ambito “alternativo” – uno tra i più venduti nell’ultima decade. A distanza di quattro anni, nell’identico spazio che ci ha ospitati quella volta, siamo pronti a chiudere un cerchio importante nella nostra avventura nel campo delle autoproduzioni.
Future of the I S L A N D S .?
Ecco. The future dice che saremo sempre più distanti ed impegnati per portare avanti – in questi termini – il progetto… Emanuele già lavora da concept designer per uno studio di Parma e per altri importanti festival ed eventi in Italia, prima o poi qualcuno risponderà alla mia candidatura su Linkedin, e così via. I periodi di vacanza che sistematicamente si trasformavano in “produzione dura senza paura” stanno inesorabilmente restringendosi, così il concerto di sabato potrebbe essere l’ultimo capitolo di una storia memorabile o il primo di un nuovo raggiante percorso. Stiamo cercando le professionalità giuste per allargare lo staff e ridefinire le coordinate del progetto: riuscire a prendere parte a un finanziamento tra quelli che, anno dopo anno, in Calabria, vengono stanziati per tenere in vita dei festival più simili a fossili che ad eventi culturali sembra ancora utopia, ma riuscire ad avere un posto già con alcuni di mesi di anticipo potrebbe consentirci di dare alla rassegna una certa progettualità che, volente o nolente, ci è sempre mancata.
Fatevi una domanda e datevi una risposta.
Oddio… dopo l’ultima risposta, l’unica cosa che davvero mi viene in mente è la frase iniziale che compare nel prologo di Uccellini e Uccellacci, musicato da Morricone con la voce di Sergio Endrigo: “Dove va l’umanità? BOH!”. Ciao Luca!