Di dove siete e quando vi siete formati?
M:
Io sono di Napoli e Luca è di Cavriglia provincia di Arezzo.. Ci siamo formati nelle scuole della repubblica italiana negli anni passati. Anche se non tanto bene.
Quanti siete nel gruppo?
M:
Due.
Che fate nella vita?
M:
Io lavoro e suono in diversi progetti oltre i Duodenum: la n. 71 monobanda, la batteria nei Female Troubles di Napoli, la batteria nei Barsexuals di Lucera e la batteria nel Progetto Mannaggia, un gruppo di carne mista toscana e frittura napoletana.
L:
Io sono un videomaker. Sono nato e cresciuto tra i monti del chianti e quelli del pratomagno in una vallata abbastanza strana che si chiama valdarno. Ho lavorato per anni in ambito universitario a Siena, poi mi sono trasferito a Roma, dove è iniziata appunto l’avventura Duodenum e poi dopo a Milano. In questo mio girovagare ho suonato in una valanga di gruppi strumenti sempre diversi: a Siena con E-X-P, Ultra Twist e Dements poi con i valdarnesi r’n’r terorrists, a Roma con Trans Upper Egypt, Trio Banana e appunto Duodenum, a Milano coi Centauri e poi adesso quasi tutte le mie energie sono finalizzate al mio progetto solista tab_ularasa.
Potete raccontarci dall’inizio la storia dei duodenum?
M:
Mah, non mi ricordo molto della storia dei Duodenum, ma ti assicuro che siamo molto belli.
L:
Io e Massimino ci siamo conosciuti ai tempi in cui vivevo a Siena. Sono rimasto folgorato da una sua performance al vecchio Ulisse Barnum di Firenze poi abbiamo condiviso i palchi più volte con Ultra Twist e Female Troubles. Dopo divergenze di opinioni iniziali siamo diventati amici e quando mi sono trasferito a Roma durante l’estate infuocata del 2010 per passare il tempo e fare saune abbiamo deciso di rinchiuderci un un garage in zona garbatella e fare rumore. In men meno che non si dica è uscito il primo disco e ci hanno messi dentro la compilation Borgata Boredom. Negli anni abbiamo prodotto una montagna di paccottiglia dentro tutti i supporti possibili immaginabili fino arrivare finalmente al parto dell’agognato vinile 7″.
Come definireste la vostra musica?
M:
Come gli spaghetti aglio, olio e peperoncino. Semplici ma buoni
L:
La nostra musica, siamo noi ed è cambiata con noi nel corso degli anni come siamo cambiati noi. All’inizio eravamo molto più arrabbiati e forse moderni mentre adesso la rabbia si è trasformata in puro e semplice blues, gospel distorto. Noi omaggiamo la razza nera sradicata dall’africa e schiavizzata nel nuovo mondo nel secolo scorso. Da loro è nato e si è sviluppato tutto quello che c’è stato di sostanza nella musica rock.
Avete suonato molto in giro? Puoi raccontarci qualche aneddoto particolare di qualche tour o concerto?
M:
Sono un musicista non un cantastorie.
L:
I primi anni si un bel po’ sia in italia che in europa. Gli aneddoti da raccontare sono tanti, uno dei più belli è sicuramente legato al concerto che abbiamo fatto a Lione nello squat Ground Zero durante il primo tour europeo. Aprivamo a vari grupponi francesi suonando tra la gente sotto il palco, è stato un delirio e siamo diventati idoli della serata e in particolare di uno squadrone di scugnizzi marsigliesi esagitati nelle prime file che ci foraggiavano di alcool e altre cose mentre suonavamo, penso sia stato il nostro miglior concerto in assoluto. Un altro potrebbe essere quello del nostro primo concerto al centro sociale Don Chiciotte in valdarno, neanche il tempo di iniziare che ho preso una storta micidiale facendomi malissimo al piede, sono riuscito a finire vedendo le stelle ma poi sono stato zoppo per mesi. Stesso discorso per un compleanno di El Paso a Torino dove sono caduto del palco mentre saltavo, anche qui zoppo per mesi. Il più recente invece riguarda il giorno di registrazioni del disco appena uscito: era estate e faceva un caldo enorme, siamo usciti presto di casa a Tor Pignattara… comprato uno zaino invicta di birre fresche per la dura giornata che ci attendeva e subito siamo stati fermati a piedi dalle forze dell’ordine con vari controlli del caso, ho veramente temuto che la registrazione non si facesse più.
Parlateci delle vostre produzioni passate e delle etichette con cui siete usciti.
M:
Le produzioni sono state per molto tempo soprattutto di Luca (Bubca Records). È lui che ha fatto in precedenza il lavoro sporco. Poi con l’ultima uscita c’è stato anche il supporto di Giulia (Vida Loca Records)
L:
Si è come dice Massimino, tutto autoproduzioni casalinghe Bubca, poi è arrivata la Vida Loca e con Massimino stesso mi hanno convinto che era giunto il momento di fare un 7″; un 7″ che in realtà è un vero proprio disco visto che dentro ci sono ben 8 pezzi. Di questi tempi fare un vinile è un vero proprio suicidio per chi continua a fare musica dai gironi dell’inferno, e in effetti avere tra le mani il dischetto in questione è stato quasi come andare a Santiago di Compostela partendo da Roma a piedi.
Provate molto? Come funziona in sala prove, la fase creativa e la composizione?
M:
Almeno una volta l’anno proviamo. Funziona che ci mettiamo in sala prove creiamo e componiamo.
L:
Negli ultimi due anni forse avremmo fatto due prove, in più io ho discreti problemi di memoria quindi quando arrivano i concerti è sempre un un terno al lotto farne uno a modo. Ma tranquilli che ogni volta che suoniamo ci mettiamo sempre anima, sudore e sangue, quindi se anche tecnicamente difficilmente suoneremo come su disco cerchiamo di sopperire con tutta l’energia vitale del momento. Un concerto dei Duodenum è come ripulirsi dentro di tutta la merda che abbiamo in testa. Se il pubblico è affine ci amerà dai primi 30 sec altrimenti ci maledirà, ma noi abbiamo angeli custodi neri che ci accompagnano e ci proteggono.
Che tipo di musica ascoltano i Duodenum?
M:
Io, ascolto molto ma vivo a Roma. Luca ascolta molto ma è sempre in giro quindi i Duodenum insieme non ascoltano molto
L:
Adesso ascolto, quasi esclusivamente blues primordiale, mi piace scavare e scoprire ogni volta bluesman meno famosi e sconosciuti. Di musica moderna su tutti Cheater Slicks, Hunches e Country Teasers anche se in pratica questi gruppi non esistono più neanche loro…poi Velvet Underground e milioni milioni di milioni di gruppi più sfigati di tutti i generi ed epoche.
Che gruppi vi piacciono italiani e stranieri sia del presente che del passato?
M:
Ti mando un allegato per la lista dei gruppi. Sono tanti e non c’è spazio per tutti.
L:
Già risposto domanda precedente…ma di italiani di adesso r’n’r terrorists, se non li conoscete è il momento di farvi del bene e digitare il loro nome su google. Poi mi piacciono i Dead Horses di Ferrara, con la Bubca l’anno scorso abbiamo fatto uscire il loro primo demo.
E’ appena uscito per Vida Loca records e Bubca il vostro primo 7″ dopo una valanga di cdr e cassette. Parlateci del nuovo disco. Come è stato registrato? Siete soddisfatti?
M:
È stato registrato al Fanfulla (che ringrazio e saluto i ragazzi che ci lavorano) con l’aiuto di Tommaso tutto in un giorno. (ci abbiamo messo tanto). Poi il missaggio, su consigli sempre di Tommaso, Giuseppe, della Lepers, ci ha lavorato. Ha curato anche la post produzione. Poi ci abbiamo. messi i soldi. Poi c’è stato un anno di CDA all’interno del gruppo e con Giulia per decidere cosa fare. Quindi è passato un altro anno perchè i ragazzi di Ameise, fabbrica stamperia vinilica, si erano persi in Germania. E alla fine dopo più di due anni è arrivato il nostro 7″ a 33 giri con otto tracce con tante fette di soddisfazione all’interno.
L:
Ringrazio tutta la gente già citata da Massimino, c’è solo da aggiungere Davide Zolli e un suo caro amico tedesco di Amburgo che ci ha permesso di rintracciare la stamperia scomparsa e il disco che oramai sembrava non dovesse arrivare più…eravamo già pronti a partire per la terra dei crauti per fare la caccia all’uomo.
Come si fa ad averlo?
M:
Nei nostri migliori concerti. Da me, Luca (Bubca Records), Giulia (Vida Loca Records).
Farete date e concerti per promuoverlo?
M:
Spero di Si. Altrimenti che ce ne facciamo di un gruppo senza suonare in giro.
L:
Si a febbraio dovrebbero esserci 6 concerti in giro per l’Italia e poi ne cercheremo altri, adesso che abbiamo il vinile deve sparire dalle scatole e non certo restare ad ammuffire in qualche cantina.
C’è qualcuno in particolare che negli anni vi aiutato e supportato e dovete ringraziare.
M:
Si ringraziamo tutti coloro che ci bestemmiano e ci odiano. Noi siamo sempre qui ad aspettare le vostre maledizioni
L:
Ringrazio tutti quelli che hanno avuto abbastanza pelo sullo stomaco per farci suonare e quelli che ne avranno in futuro. Non è affatto facile far suonare i Duodenum: penso che se fossimo stati americani adesso saremmo già una leggenda e tutte le produzioni fatte in cdr e cassette sarebbero dei bei vinili di etichette tipo inTheRed, Fat Possum e Goner, i grossi festival r’n’r europei della fava brillata pagherebbero bei cachet per farci suonare. In fin dei conti io sono molto più contento così: meglio vivere nel terzo mondo dove è ancora più difficile esprimersi perchè da molta più soddisfazione quando riesci a compicciare qualcosa di buono.
Fattevi una domanda e datevi una risposta.
M:
Cazzo vuoi?
Niente
L:
Faremo un altro disco anche se non ci vediamo mai?
Si, faremo un disco a distanza.
per ascoltare e comprare il vinilozzo 7″: DUODENUM – Burn and Shine – 7″ EP