Black Milk Magazine is dead…long life to Black Milk Magazine! Intervista Andrea Valentini

01Ciao Andrea, raccontaci un pò di te?

Che dire… 45 anni freschi freschi, inadatto alla vita, affetto da patologie psicologiche non diagnosticate ma conclamate, sull’evidente orlo del baratro e in declino rapidissimo – mentale, fisico etc etc. Mi è sempre piaciuta la musica, ho iniziato ad ascoltarla nel 1981 in prima media e non ho mai smesso. Ho iniziato a suonare nel 1986 e non so se ho smesso, ma mi piace pensare di no, anche se sono mesi che non provo, non faccio un concerto e non scrivo una canzone.

Da dove vieni? Che fai nella vita?

02Sono piemontese, alessandrino, ma dal 1998 ho girato abbastanza, vivendo diversi posti e facendo lavori (o non-lavori) a volte bizzarri. Ora vivo da circa tre anni nella campagna fra Milano e Pavia dove cerco di sopravvivere a me stesso e a ciò che mi circonda, ma non so se riesco davvero. Faccio diversi lavori con nomi in inglese, più che altro comunque scrivo di musica, produco contenuti web, faccio il copy per clienti a volte impensabilmente grossi e corporate, a volte mi occupo di branded content e di corporate storytelling (vedi? Fuffa in inglese!). Occasionalmente scrivo un libro. E poi intrattengo rapporti molto stretti coi baristi e le bariste della zona Bettola/Bubbiano/Rosate/Casorate (non carnali!)

Quali sono i tuoi interessi e le tue passioni?

Come dicevo sopra, la musica è stata il mio interesse principale per gli ultimi 35 anni almeno. La ho praticata in tutti i modi (ascoltata, collezionata, suonata, raccontata, pubblicata come pseudo-boss di etichetta… l’unica cosa che penso di non avere mai fatto è il produttore e va bene così).03 Ah, quando dico “musica” mi riferisco a punk in tutte le sue sfaccettature, hardcore, garage, blues, psych, heavy metal old school, hard rock tamarro e cose simili…no pop, jazz, indie, noise intellettuale, roba elettronica e cose così. Mi piacciono anche – in ordine sparso – la scrittura, i tatuaggi, i gatti, l’alcool, le droghe che non si fumano, i libri di musica, i vinili, le cassette, le chitarre…

Le domande di cui sopra te le ho già fatte quando ti ho intervistato qualche tempo fa sulla Dr.Pazuzu Records, questa volta però parliamo di Black Milk Magazine, a mio parere l’unica webzine rock che negli ultimi anni ha portato avanti nell’italietta un discorso di vera documentazione della musica indipendente. Oramai il mondo intero e anche Pazuzu sa che hai deciso di chiudere i battenti, ma la domanda sul perché hai chiuso la faremo alla fine…adesso partiamo dall’inizio. Raccontaci la storia di Black Milk Magazine. Quando è nata?

04Cacchio… difficile. Al momento – complice il Tenente (Tennent’s Super) non riesco a ricordare con precisione millimetrica, ma credo che Black Milk sia nata intorno al 2008, per una serie di eventi strani. All’inizio era parte di un network di magazine online creato da una società – una start-up, come si dice a Milano – del web. La società durò pochissimo, ma quando si sciolse un mio grande amico d’infanzia, che era fra i soci, si offrì di mantenere in vita il dominio di Black Milk lasciandomi continuare a giocare a scrivere di musica online. E da lì tutto è partito.

Io ho scoperto dell’esistenza di BM nel 2009/2010 quando Manuel Graziani fece uscire per un’intervista sugli Ultra Twist. In quel periodo mi sembra di aver capito che ci fosse una specie di redazione e più collaboratori. Quanti eravate?

Così a spanne all’inizio penso fossimo una mezza dozzina circa, avevamo una cadenza molto regolare (si postava qualcosa ogni giorno, cascasse il mondo). Poi giustamente c’è stato chi ha trovato di meglio da fare, chi ha preferito dedicarsi ai propri blog-webzine, chi aveva da lavorare etc… quindi ci siamo un po’ persi quasi tutti per strada.02 bmfreakmag Ma in maniera del tutto amichevole, tanto che siamo ancora in contatto e i rapporti sono ottimi. Del resto questa storia delle webzine è un po’ penalizzante… quando hai altro da gestire (tipo un lavoro e/o un’esistenza) la semplice gloria del pubblicare online le proprie cose diventa uno stimolo flebile, poco motivante.

C’erano enormi monografie e recensioni, insomma una cosa che mi appassionò fin dall’inizio. A mio parere uno dei pochi punti di riferimento al quale spedire materiale e autoproduzioni negli ultimi anni. Come funzionava la redazione e i vari meccanismi interni della zine?

All’inizio era tutto stranamente istituzionalizzato e regolamentato (anche perché all’epoca lavoravo come caporedattore di un mensile cartaceo e forse avevo “tradotto” il mio ruolo anche nell’universo webzine): i collaboratori inviavano i contributi a cadenza regolare, ci si metteva d’accordo sui contenuti in anticipo e cose così.01 BMmagazineIo oltre a scrivere facevo anche tutto il lavoro sporco di cucina, quindi editing, immagini, video, link etc etc. Poi piano piano è finita che chi aveva voglia di mandare qualcosa me lo mandava, senza preavviso. Ed era anche meglio, perché era sempre una sorpresa. La maggior parte del materiale per le recensioni arrivava a me, ma anche i collaboratori avevano il loro giro di band che inviavano materiali. Era una cosa a volte entropica, ma funzionava.

Mi ricordo che mi feci un sacco di risate e capì che BM era “seria” leggendo i criteri per essere recensiti, Vuoi dirci quali erano?

Hahahaha… sei perfido. I criteri in realtà non li leggeva nessuno e fino quasi all’ultimo ho continuato a ricevere roba senza senso. Sostanzialmente non volevo che mi mandassero dischi di generi che mi facevano schifo e non conoscevo/sapevo valutare… che poi è una cazzata mandare la roba a chi non la conosce, perché non avrai mai una recensione vera e più o meno competente, in quel modo. Insomma, se fai indie rock e mandi il cd a una webzine hc old school sei scemo08 uomo invisibile. Punto. E fai anche perdere tempo agli altri, oltre a sprecare soldi tu. In più ho sempre detto chiaramente (beccandomi anche dello stronzo e/o del cretino che non sa come vanno le cose) che non si recensiva nulla inviato in formato mp3 tramite quei cazzo di link per il download… “se fai un disco e vuoi la recensione me lo mandi in una busta, in originale”, era il discorso. Anche perché mandare 500 link in giro, a spruzzo, è cosa da 20 minuti… per cui finivi per riceverne decine alla settimana e la maggior parte era roba mediocre, inutile. La prima scrematura era proprio quella: se ci tieni mi mandi il disco, e io mi impegno a sentirlo/recensirlo al meglio. Se poi sei pirla e mi mandi il tuo disco di elettronica dance (senza avere guardato la webzine e sapere i generi che pratica) allora ti becchi la stroncatura, ma apprezzo che hai fatto lo sforzo di non inviare un link di merda. Che poi c’è questa cosa del non mandare i promo fisici alle webzine… ma per piacere! Oltretutto è un discorso che di solito spiattella chi manda in giro la roba a caso, spazzolando contatti senza mai avere neppure letto o aperto quei siti e fottendosene del taglio, dei generi e degli argomenti trattati – sì insomma, è un discorso valido per chi non merita nulla, se non essere mandato a quel paese.05dead Gruppuscoli di wannabe, pseudocarrieristi della fava che mandano 500 link a indirizzi mail che non sanno neppure cosa siano e poi finiscono per suonare nel pub del paesello e sentirsi arrivati come star da copertina… e che magari racconteranno per anni ai nipoti di avere aperto una data dei Linea 77 in una discoteca in provincia di Salerno, forse pagando per suonare. Il cattivo esempio comunque lo danno già le etichette grandi: lo vedo per lavoro. Ormai non c’è Sony, Warner, Universal e sticazzi che tenga… anche se a loro costerebbbe pochi centesimi, non ti mandano un promo fisico manco a piangere. Solo link per il download. Peraltro poi si lamentano che i loro dischi finiscono sempre in Rete nei circuiti peer to peer… cazzo, siete voi che prima dell’uscita degli album diffondete gli mp3… vabbè lasciamo stare.

Sceglieste fin da subito il web per operare? C’è stato mai un momento in cui hai pensato di farla uscire anche su carta?04 dead people

Il primissimo numero era un pdf scaricabile da stampare. Che preludeva dunque alla carta. Io del resto arrivo dalle fanzine cartacee anni ’90 (Shove era la mia “creatura”). Ma poi ha vinto la fascinazione per la Rete (e la pigrizia).

Non mi ricordo l’anno preciso di una MORTE TELEMATICA con milioni di bestemmie annesse, vuoi raccontarci cosa accadde?

Mi pare fosse il 2011… a causa di un malware che si era insinuato non so come nel sito, il provider mi chiuse tutto. Riuscii a recuperare fortunosamente tutti i testi, ma le immagini andarono perdute tute quante. E non era pensabile ricaricare le foto di circa quattro anni, una per una… un disastro. Ma amen.03 impiccato piede

Già in quell’occasione Black Milk da come ricordo iniziò a darsi dei limiti sul raggio d’azione.

Sì, avevo iniziato per vari motivi ad avere sempre meno tempo, per cui sostanzialmente decisi di eliminare le lunghe monografie… che mi piacevano tanto, ma ci voleva troppo per assemblarle. Da quel punto ci sono state solo recensioni e interviste, in pratica.

Fu dura rimettere in piedi la baracca?

Insomma… non troppo, anche grazie all’aiuto di un amico. Per fortuna avevo i backup dei file xml e grazie alla cache di Google ho recuperato le ultime due settimane che non avevo backuppato… insomma poteva andare peggio.06crociera

So benissimo che BM non è mai stata un qualcosa per fare due soldi ma nemmeno du’ spicci per le bollette, ma una vera e propria webzine dedita con tutta anima e corpo alla diffusione del marciume musicale italico. Puoi parlarci di tutti i sacrifici e le varie peripezie che si sono susseguiti negli anni per tenerla in piedi? Quanto ti è costato in termini d’impegno, tempo ed economia stare dietro a BM?

Mah alla fine le solite cose… bisogna dedicare del tempo a queste faccende, quindi ci passi le serate, magari con la moglie che ti guarda strano perché si chiede che cazzo ci fai al computer a quell’ora… oppure ci si lavora all’alba o la domenica.07business E c’è la via crucis delle recensioni, spesso dischi improbabili da sentire che sai già che ti faranno cagare, ma lo fai perché è giusto e rispettoso ascoltare tutto quello che ti mandano. Non so, economicamente alla fine non mi sentirei di pensare di averci perso chissà cosa… lavorando su Internet sono sempre online. Comunque nessun rimpianto e nessuna sensazione di sacrificio… anzi, se le giornate fossero di 32 ore, invece che di 24, sarei pronto a ricominciare dedicando quattro di quelle otto ore bonus al relax e quattro a Black Milk.

Negli ultimi due anni hai fatto presente più volte che le energie erano al capolinea e questo mese è arrivato il saluto finale con sommo dispiacere di un bel pò di lettori affezionati. Vuoi parlarci del motivo di questa decisione?

È stata una decisione difficile, dura, peggio di quando lasci la tipa con cui stai da 20 anni. Mi rendevo conto che non avevo più il tempo e le forze da dedicare al progetto, che l’entusiasmo era scemato – sopratutto per il fatto di non avere mezzo e modo di fare per bene il tutto. 09colt45Quindi dopo mesi di tira e molla, complici un po’ di casini vari in casa, ho trovato il coraggio di mollare. Purtroppo a 45 anni con un lavoro in proprio che a volte mi tiene occupato per 18 ore al giorno (con sveglia alle 4:15 del mattino – no, non faccio il panettiere!), un figlio piccolo e mille casini assortiti a un certo punto bisogna rallentare e fare solo quello che è più necessario. E che si riesce.

Vuoi raccontarci qualche aneddoto particolare da raccontare legato a tutti gli anni di BM?

Mah, così a freddo non mi sovviene nulla… una cosa buffa che mi viene in mente riguarda uno degli utlimissimi cd arrivati, che mi è stato mandato con raccomandata un paio di mesi fa. Ho trovato l’avviso (ero uscito per 20 minuti e ovviamente il postino è passato in quel momento), non sapevo di cosa si trattasse, e controllando online il codice che ho trovato sul tagliando ho scoperto che poteva essere una multa o una cartella di equitalia.macchina-infernale Paranoia nera e totale per qualche ora. Sono andato di persona al deposito corrispondenza di Abbiategrasso (dove il pubblico non è ammesso) alle 6 del pomeriggio per ritirare subito la busta, temendo multazze o casini vari con le tasse… invece era un cazzo di cd spedito, per coincidenza, proprio dall’ufficio postale da cui parte la maggior parte di quelle pratiche. Sto bestemmiando ancora adesso per l’ansia.

Cosa vedi nella sfera di cristallo dell’underground musicale italiano?

La sfera mi è caduta e il gatto ha pisciato sopra ai cocci.

Fatti una domanda e datti una risposta. Che fine faranno i tuoi dischi quando sarai morto?

Mio figlio e mia moglie li venderanno a qualche sciacallo a 50 centesimi a pezzo o forze meno. E io tornerò a vendicarmi dello sciacallo, sodomizzandolo ogni notte come un poltergeist priapico – e sussurrandogli nell’orecchio i nomi di tutti i Teletubbies durante l’atto.

Sappi che io continuerò come un’idiota a spedire i dischi in quel di Bettola finché non deciderò a mio volta di chiudere bottega…oltre che un piacere sarà un vero e proprio dovere per omaggiarvi di tutto quello che avete fatto in questi anni.

Luca, mi fai commuovere e spero di beccarti presto… magari per una suonata insieme all’osteria, come l’anno scorso!

Pazuzu c’è!

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