Ciao Yuri. Che fai nella vita? Parlaci di te.
Ciao caro. Non c’è molto da dire. Ho fatto, faccio e farò un sacco di cose, interessanti e meno interessanti. Generalmente, negli ultimi anni, non ripongo troppe aspettative di alcun tipo in quello che faccio, non bado veramente alle azioni che compio, godendomi il bello e il brutto del momento. Tutto ciò è senz’altro positivo. Se la interpreti come “cosa fai per accumulare denaro?”: ho fatto, da sempre, di tutto e di niente; un sacco di contratti a termine e lavori precari di vario tipo e genere (soprattutto nell’ambito della distribuzione/commercio). Comunque, lavorare alle dipendenze di qualcuno, oggi più di ieri & domani più di oggi, non è molto dissimile dal chiedere la carità fuori dalle chiese. Non lo sai?
Ci conosciamo da qualche anno, esattamente da quando mi sono trasferito a Milano e da allora seguo sempre il tuo Self Referential? Spiegaci di cosa si tratta?
Eh sì, è un po’ che ci becchiamo in vari modi, ormai. Self R. è una cosa, nata molti anni fa, senza alcun fine o significato: circa nel 2003/2004, mi sono trovato per caso nello scrivere alcuni dei miei pensieri (all’epoca su carta). Prima molto saltuariamente, poi con una certa frequenza. E da allora non ho mai smesso. Infine, dopo molte peripezie, anni fa, sono riuscito ad avere una connessione internet funzionante e molte delle cose (legate soprattutto ai concerti -dove ho l’abitudine di andare in veste di spettatore) sono sfociate lì.
Com’è ti è venuto in mente? Da quanto esiste?
In realtà, come ho già detto, è avvenuto tutto casualmente e naturalmente, tipo: OK, scrivo delle cose per me, divertendomi tanto a fermare i pensieri con delle frasi più o meno sensate, perché non condividere alcune di queste con amici e conoscenti (a cui do un qualche valore) sul social network più famoso del pianeta? Se intendi da quando pubblico sul web, credo, dal 2010. Il titolo Self-Referential, anche se non me l’hai chiesto, invece, merita una “spiegazione” a parte. Non c’entra coi selfie del cazzo, tanto popolari in questi ultimi anni! Bensì, deriva da un epiteto che mi era stato rivolto molti anni fa da un tizio, durante una concitata discussione musicale (di quelle che non si dovrebbero mai fare). Insomma, senza che la tiri troppo per le lunghe, quando l’interlocutore in questione stava davvero perdendo le staffe e non sapeva più cosa ribattere alle mie impopolari opinioni -formulate con flemma stronza, aveva sbottato rosso in volto così: “BASTA!!! Sei troppo AUTO-REFERENZIALE! Perché, invece di dire tutte queste stronzate, non scrivi una fanzine tua?! …”. Ahahah! Capisci che quando poi sono andato a pubblicare le mie cosine, non potevo esimermi dal rendere omaggio al suddetto cojone. Anzi, nella remota ipotesi che mi stia leggendo, lo saluto. CiaOO!
Come si fa a leggerlo?
Non si può! Devi passare una dura selezione e diventare mio amico sul social network in questione. Eheh! Se percepisco almeno un 70% di, chiamiamola, “lucidità” in te, ti aggiungo o comunque ti accetto tra i contatti. Se no, non leggerai mai quello che scrivo, a meno che qualcuno dei “prescelti” non ti faccia sbirciare dal suo profilo e/o faccia la spia in qualche modo. Ahahah!
In pratica da come mi pare di aver intuito tu sei un “super presenzialista” di ogni tipo di evento culturale “milanese e circondario”. Dai concerti alle mostre, proiezioni, sagre e chi più ne ha più ne metta. Cosa ti spinge ad esserci sempre? Magari ad andare anche ad eventi di cui già a priori sai già che non varrebbe la pena andare e poi quindi a scriverne nei Self Referential? Vai veramente dappertutto o usi dei criteri di scelta?
No-no, non sono un presenzialista! Mi piace semplicemente frequentare tutti gli “ambienti” che posso, visto anche che non mi riconosco veramente in nessuno di questi e tutti mi stanno un po’ stretti. Col cazzo che vorrei esserci sempre! Ahah! Sì, è vero, vado in tanti eventi che già immagino a priori possano risultarmi indigesti, ma non lo faccio davvero coscientemente. Nel senso che, quando ho voglia di uscire da casa e non ho nulla da fare di particolare, preferisco andare dove potrebbe esserci un minimo di “azione”, dove ci sia ipoteticamente qualcosa da vedere/sentire/odorare… poco m’importa lo specifico evento in se.
Meglio che rinchiudersi in un locale seduti a un tavolo coi soliti 3-4 stronzi! Ricordo, per chi non lo sapesse, che Milano è una città alienata e alienante, una gabbia di automi e uccelli migratori, dove la maggioranza tende a fare di tutto per non interagire realmente reciprocamente (chiudendosi per lo più nel proprio sgabuzzino sicuro-sicuro). Difficile combattere contro una situazione del genere. Altro che criminalità, dopo le 22.00, qua non c’è un cazzo di nessuno per le strade (soprattutto in certe zone periferiche)! Se vai in un Pub, è raro che uno sconosciuto/a ti rivolga la parola. Le cose un po’ stanno cambiando, negli ultimi tempi, anche se, di contro, ho il “vago” presentimento che si stia riempiendo di un’altra tipologia differente di beota.
So che suonavi e ti ho visto in azione coi Karma Piss, gruppo punk 77 con il quale sei uscito anche in una compilation Bubca. Adesso mi pare di aver capire che hai chiuso con i gruppi. Raccontaci come ti sei avvicinato alla musica punk e delle situazioni che si sono succedute negli anni nella città degli aperitivi.
Quella versione del brano è uscita veramente una merda, perché ci eravamo già sciolti e l’abbiamo registrato in fretta e furia e per gioco, durante la prova di un altro gruppo che ci ha regalato 10 minuti del suo tempo (grazie!). Dopo di che la Bubca l’ha inserita nella sua (per metà molto buona) compilation (grazie!). Comunque, quella band, per me è stata una parentesi alla quale non ho mai “creduto” molto… il problema di avere una formazione “funzionante” è sempre stato quello di trovare i componenti “giusti”. E non parlo strettamente di aspetti musicali e/o formali (quelli vengono dopo), ma intendo gente che sia consapevole un minimo del mondo che la circonda… Cioè, se faccio parte di un progetto al quale debbo scrollare il pisello ogni due per tre, preferisco stare a casa e scrollare il mio. Alla seconda parte della domanda, invece, risponderò a mo’ di riassunto delle puntate precedenti: Gli anni 90 sono stati quelli della mia adolescenza e dei miei 20 anni, e li ho odiati con tutte le forze.
Se dobbiamo parlare di ambiti legati alla musica era un incubo, ma TUTTO lo era: uno zarraio totale di pacchiana Dance, ascoltata da gente d-e-c-e-r-e-b-r-a-t-a, che viveva per quello che la TV diceva loro!
Odiavo il Grunge, che sentivo/vedevo su Videomusic, e del Metal passato/ presente, propinatomi da alcuni amici, non mi piaceva quasi nulla (la cosa divertente è che, fino a 16 anni circa, mi vestivo come un Metallaro fatto e finito!); il Brit-Pop non mi trasmetteva praticamente niente. Non c’era molto altro al quale appigliarsi! Per un lungo periodo, in realtà, mi disinteressai dell’intero discorso musica. Poi, per una serie di ripetute coincidenze, scoprii l’attitudine Punk, e cambiò TUTTO!! Fu quasi una presa di (in)coscienza!? Comprai uno stereo (bruttissimo!) e cominciai a noleggiare CD, ad acquistare riviste musicali che, invece di informarmi, mi confusero parecchio, ma questo (come scoprii dopo) fu anche un bene. Le cose si evolsero alla velocità di un fiume in piena: le T-shirt tarocche dei Pistols; i primi acquisti vinilici -fatti assolutamente a caso; la scoperta dei “posti giusti”; le fanzine; i tentavi, per lo più falliti, di realizzare qualcosa con una band tutta mia… Scoprii, molto presto, di avere ben poco in comune con quelli che amavano auto-definirsi Punk. C’erano due grandi fazioni abbastanza “chiuse in loro stesse” nella zona di Milano: quella Hardcore, già in decadenza e parecchio frammentata, che consideravo pesante/noiosa e quella (poi) così detta Pop Punk, in linea con la melodia facile e il cazzeggio, che consideravo leggera/frivola. In realtà, ne esisteva una terza che era composta da “rockettari” provenienti dell’Alternative-Rock/Grunge, i quali avevano appena scoperto Green Day e Offspring e si trovavano in fase di “confusione” (cronica), ma su questa non-fazione avrei steso facilmente veli di cemento! Poco male, cercai da subito di fare proseliti tra le persone che già conoscevo, illustrandogli confusamente l’universo che avevo scoperto e ottenni anche qualche “successo”.
In seguito feci pure la conoscenza di una combriccola poco coesa, composta da pochi altri cani sciolti, vagamente affini a me. Non sono bravo nel misurare quell’equivoco chiamato tempo, ma le cose presero una forma più chiara, credo, intorno alla fine del 1996. Da allora, la (mia) “febbre” non accenna cali! Verso il 2003/2004, in tutto il nord Italia ci fu sicuramente un aumento di gente coinvolta nel giro Punk e all’interno di tutto quello definibile come underground. La cosa non ebbe molte ripercussioni se non quella di aumentare di conseguenza e in progressione il numero di posers superficiali e modaioli di ogni sorta (già, comunque, ben presenti anche prima). Negli ultimi anni qualunque situazione, soprattutto per la copiosa diffusione di internet, è diventata più accessibile e alla portata di tutti, aspetto questo che ha generato parecchie realtà inedite e ibride (qualcuna anche interessante) e soprattutto personaggi desiderosi di vuota attenzione a basso sforzo!
Comunque, come sempre: tutto cambia e niente cambia. Per dirne una, spesso e volentieri, il pubblico dei “piccoli” concerti, rimane ancora oggi composto di soli 10/15 individui. Quasi le stesse facce che potevi vedere anni addietro.
Che musica ascolti del presente e del passato?
Provo ad ascoltare (quasi) tutta la musica che posso, e poca mi piace veramente e finisce nel mio background. È riduttivo e poco naturale far risalire tutto a semplici generi musicali, schemi mentali precostituiti, scene precise… è buono per i cataloghi e i libri di storia (sempre parziali), non c’entra realmente coi gusti e le percezioni delle persone! Adoro cose che fanno a pugni tra loro, così come riesco ad amare e odiare contemporaneamente cose assolutamente simili. Ogni disco, band, label… è una cosa a se! Diciamo che le uscite recenti, raramente mi suonano davvero appetibili… ma non sono un revivalista di alcuna epoca passata precisa e definita. Per dire, negli anni, ho trovato episodi ottimi quasi in ogni contesto, periodo… Quando sei “pronto”, l’attitudine, quella vera, viene fuori da se. Non puoi circoscriverla dentro gli steccati di un ambito rigido e chiuso, esploderebbe! E più roba ascolti, e più tutto si delinea in modo preciso e rigoroso, non il contrario! Questo, ovviamente, succede in qualsiasi campo d’azione e ambito.
Cosa ne pensi dell’attuale panorama della musica indipendente italiana e internazionale? C’è vita? C’è speranza?
Negli ultimi 10 anni (se non di più), il panorama musicale indipendente è divenuto in tutto e per tutto il nuovo mainstream o, per meglio dire, il mainstream fa di tutto per darsi una parvenza Indie (che brutta parola! Ahah!). Devi avere una notevole esperienza per districarti in mezzo a questa fottuta giungla piena di scimmie e pericoli. Poi, qui in Italia, manca da sempre la reale mentalità che ti porta a dire: “Fanculo, faccio da me!”.Non è nel DNA nazionale sentirsi veramente autonomi rispetto alla realtà circostante. La mamma, la maestra e l’oratorio non ti hanno (volutamente) educato per esserlo. Le uniche piccole realtà realmente alternative esistenti, appaiono e scompaiono da un giorno all’altro. Non esiste un circuito stabile e consolidato (e, per molti aspetti, questo, è anche positivo). Di contro, ultimamente, esistono un po’ di marchi, labels, agenzie booking, produttori… acchiappa polli. E i ““musicisti”” che provano illusoriamente a fare il botto, dietro qualcosa di apparentemente più grande, si auto-estinguono da soli (vedi anche la mancanza di pubblico e acquirenti, accennata nell’altra risposta). Sperare fa rima con?
In pratica dentro ogni SR ci sono aneddoti e cose strane che racconti. Vuoi raccontarcene qualcuno in particolare dei più divertenti e strani?
No, così a freddo, non mi viene nulla. Quelle che tu chiami “cose strane”, come tutto il resto, escono spontaneamente, filtrate dai miei ricordi… Sarebbe alquanto forzoso, sparare aneddoti bizzarri, ora, così, su richiesta e ad minchiam.
Futuro dei SR? Pensi che andrai avanti per sempre a scriverli? Hai mai pensato a fare una raccolta e magari stamparla su carta o un archivio internet?
Certo, finché mi diverte farlo, vado avanti. Dovessi smettere di andare ai concerti, scriverei di qualcos’altro. Nema problema! Pensato di allargare il raggio di azione? Tante volte! Ma, come dico sempre, voglio sentire la puzza di un reale guadagno per fare qualcosa del genere. Cosa, ora come ora, utopica. Vedremo. Non m’interessa essere accessibile per tutti, avere una sorta di fittizia visibilità o pseudo notorietà di qualunque tipo sul web o altrove. Datemi i vostri soldi, merde! Ho in cantiere un libro, molto lungo, complesso e “strutturato”, che non c’entra con Self-Referential! Non so dirti se mai uscirà. Né come, né dove…
Fatti una domanda e datti una risposta.
Ma chi ti credi di essere? Sono illusoriamente, di volta in volta, quello che credo illusoriamente di essere, di volta in volta. Bella lì, alla prossima!